Tutto confermato. Il D-Day è previsto per giovedì, quando Silvio Berlusconi annuncerà in televisione il ritorno a Forza Italia. L'aveva detto venerdì scorso durante un vertice ristretto ad Arcore, l'ha ribadito ieri pomeriggio in un incontro allargato a poco più di una decina di persone sempre a Villa San Martino. Questa volta la strada sembra davvero tracciata e il Cavaliere non pare avere esitazione alcuna: si torna a Forza Italia, stesso spirito e stesso simbolo. Di più: stesso indimenticabile jingle. E via libera anche ai gruppi parlamentari di Forza Italia sia alla Camera che al Senato. Con buona pace del Pdl.
Tira dritto, dunque. E se pure ieri ad Arcore s'è parlato molto più della riforma della legge elettorale che del lancio della sua nuova creatura, Berlusconi resta convinto. Al punto che nelle sue conversazioni private dà assolutamente per scontato l'addio al Popolo della libertà. L'ufficio di presidenza del partito che chiede Angelino Alfano per fare chiarezza sul destino delle primarie, insomma, l'ex premier potrebbe convocarlo davvero. Ma non per affrontare una questione che mai lo ha appassionato, quanto per tirare finalmente le somme e dimettersi da presidente del Pdl. Dimettersi. Dopo di che, libero da qualunque vincolo rispetto al Popolo della libertà, via libera a Forza Italia. Questo, nella testa del Cavaliere e nei resoconti di quel che confida a chi ha occasione di sentirlo al telefono in mattinata, dovrebbe accadere giovedì.
Ieri l'ex premier l'ha ribadito a chi era ad Arcore. Una riunione che doveva essere ristretta come quella di venerdì scorso, ma che poi s'è allargata a chi temeva di restare escluso. Anche se Berlusconi del suo nuovo progetto non parla poi tanto e si dedica soprattutto alla riforma della legge elettorale. E, davanti ai presenti tra cui pure Denis Verdini, non ha esitazioni: «No alle preferenze, ci portano solo a imbarcare gente come Fiorito». Un giudizio netto e decisamente in contrasto con quella che è la linea di tutti gli ex colonnelli di An. Sulle preferenze, infatti, loro puntano da sempre. Mentre il Cavaliere non le ha mai amate.
Ed è questo uno dei tanti motivi di una distanza tra Berlusconi e Alfano che nessuno avrebbe mai immaginato. Il rapporto resta solido dal punto di vista umano, i due si sentono almeno una volta al giorno, ma non c'è dubbio alcuno che ormai del suo (ex?) delfino il Cavaliere non si fidi granché. Ed è questo uno degli argomenti scottanti sul tavolo della riunione di Arcore. Cosa farà Angelino? La domanda se la fanno in tanti e la maggior parte dei presenti ci tiene a dire che se Alfano seguisse Berlusconi nell'avventura della nuova Forza Italia non sarebbe «affatto credibile» dopo «le uscite delle ultime settimane» e certo «non potrebbe ambire a un ruolo di primo piano». D'altra parte, al tavolo di Villa San Martino sono in tanti che con il segretario del Pdl non hanno mai troppo legato. Berlusconi tace quando più d'uno lo invita a «rottamare» ufficialmente Alfano. La delusione c'è tutta per come l'ex guardasigilli ha gestito le ultime mosse e per il fatto di essersi affidato a quelli che l'ex premier continua a chiamare «fascisti», ma il Cavaliere sul punto continua a prendere tempo: «Vediamo».
Avevo pensato di far votare il nostro leader attraverso dei call center
in 10-12 giorni
Ci voleva un «patriota» per mettere insieme Magdi Allam, l'editorialista del Giornale Marcello Veneziani e l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti, ormai sempre più in campagna elettorale. Ieri alla Sala dell'Annunciata a Pavia il leader dei Patrioti Vittorio Pesato ha organizzato una convention dal titolo Italia sovrana per riunire le anime del centrodestra contrarie al premier Mario Monti e al governo dei tecnici. Il cuore del dibattito, all'insegna dello slogan «differenziamoci», è stato «la raccolta differenziata per dar vita a un nuovo eco-centrodestra», partendo da una «piattaforma programmatica che metta al centro come punti fondanti impresa, sviluppo e lavoro per far rinascere l'economia reale». Per Pesato «il Pdl non è più in grado di rappresentare gli elettori del centrodestra». Per Tremonti, che non ha risparmiato nulla a Monti in questi mesi, la Lega resta un interlocutore privilegiato. Il suo movimento «3L - Lista Lavoro e Liberta» si presenterà con il suo simbolo alle Regionali in Lombardia e alle politiche.
di Adalberto Signore
Roma
Se non si torna indietro da questa pagliacciata annuncio
la mia nuova lista
Le primarie non servono a nulla, anzi con tutti questi candidati sono un teatrino
Mentirei se dicessi che considero le primarie salvifiche. Servono
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