di Magdi Cristiano Allam
È ancora lecito contestare la prospettiva di una società meticcia, governata dal multiculturalismo, fondata sull'individuo come produttore e consumatore di materialità, con un'identità globalista e una civiltà relativista nel contesto degli Stati Uniti d'Europa e del governo mondiale delle banche dove, dopo la perdita della sovranità monetaria e legislativa, verranno messi al bando l'italianità, la persona depositaria di valori inalienabili, la morale naturale, la famiglia eterosessuale, la comunità locale, lo stato nazionale, la civiltà laica e liberale dalle radici ebraico-cristiane? È razzismo voler salvaguardare questo patrimonio che complessivamente ci dà la certezza di chi siamo e ci consente di tramandarlo alle generazioni successive?
In Italia la propaganda a favore del meticciato viene promossa con estremo fervore, quasi si trattasse di una nuova religione da inculcare a indigeni ignoranti e incivili, dal ministro dell'Integrazione Cécile Kyenge. Nella sua prima conferenza stampa da neo-ministro lo scorso 3 maggio disse che tutti, italiani e immigrati, devono essere «pronti a un nuovo approccio per l'accoglienza e nella consapevolezza che questo è un Paese meticcio. È questa l'Italia verso cui dobbiamo andare». Il 21 maggio ha sostenuto che «Il meticciato è già realtà, è la fotografia del Paese. Questo impone un cambiamento di visione generale, è la base per costruire un Paese moderno e un'Italia migliore». Il 25 maggio ha lanciato una sfida alle istituzioni: «Serve una cultura che rafforzi il concetto di meticciato perché questa è la ricchezza di un popolo». Il 10 giugno ha sentenziato che «l'Italia oggi è un Paese meticcio».
Nell'ambito della Chiesa cattolica il concetto di «meticciato di culture e civiltà» viene promosso dal cardinale Angelo Scola. In un suo intervento del 14 agosto 2010 si legge: «Il meticciato di civiltà è, anzitutto, un processo in atto che, come tutti i processi e i fatti storici, non chiede il permesso di accadere. (...) Nel mescolamento di uomini e popoli in atto nel pianeta si attua un fenomeno di incontro e di compenetrazione più o meno violenta di culture, che inesorabilmente mettono in discussione il fatto nazione (basti pensare a quanto sta accadendo nell'Unione europea), le relative certezze etiche e domandano nuove formulazioni giuridiche con la connessa necessità di un'inedita delimitazione dei poteri (...) che costringe a ridefinire i rapporti tra gli stati e pensare a un nuovo ordine mondiale».
A livello europeo l'ideologo del meticciato è Richard Coudenhove-Kalergi (1894-1972), fondatore dell'Unione Paneuropea nel 1923, che auspica gli Stati Uniti d'Europa come tappa verso un governo planetario in un mondo con una popolazione meticcia: «L'uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di identità». Il Premio Coudenhove-Kalergi è stato assegnato nel 2010 al cancelliere tedesco Angela Merkel e nel 2012 al presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy.
Alla luce di questo contesto si comprende meglio il processo criminale che, da un lato, sta riducendo l'Italia ricca in italiani poveri svendendo l'economia reale autoctona alla finanza speculativa globalizzata e, dall'altro, sta scardinando la struttura socio-culturale che tradizionalmente si fonda sulla micro-dimensione (il 70% della popolazione vive in comuni sotto i 5 mila abitanti, il sistema produttivo consta al 97% di micro, piccole e medie imprese), imponendoci di essere fagocitati dalle grandi banche, grandi imprese e città metropolitane. La famiglia naturale, vero ammortizzatore sociale, viene indebolita fino a farci precipitare agli ultimissimi posti al mondo per tasso di natalità, dicendoci che la soluzione è spalancare le frontiere ed è così che si favorisce la società meticcia. Ebbene io non ci sto.
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