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Soldi ai partiti, l'ex Casta batte Grillo

Via libera ai tagli alla spesa pubblica: il governo riduce il finanziamento ai partiti e strappa l'iniziativa a Grillo

Soldi ai partiti, l'ex Casta batte Grillo

Roma - Non sarà ad effetto immediato e il taglio sarà diluito nel tempo. Ma di certo il finanziamento pubblico e «inconsapevole» ai partiti si avvia verso l'estinzione. L'annuncio arriva direttamente da Enrico Letta con un tweet. Il Consiglio dei ministri ha appena approvato «il ddl di abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti con il passaggio all'incentivazione fiscale dei contributi da parte dei cittadini».

L'abrogazione, come detto, sarà graduale. Insomma: avanti adagio con una riduzione del contributo pubblico del 60% il primo anno, del 50% il secondo e del 40% il terzo, per poi arrivare alla completa abolizione. A quel punto, con la norma a regime, gli unici canali di finanziamento dei partiti saranno le erogazioni volontarie con detrazioni del 52% per gli importi fra i 50 e i 5.000 euro e del 26% per tutti gli altri importi, fino a un massimo di 20mila euro. L'altra possibilità offerta dalla legge è quella della destinazione volontaria del 2 per mille. Il cittadino potrà indicare il partito a cui destinarlo. In alternativa potrà indirizzarlo genericamente allo Stato. Ai partiti sarà, anche, conferita una concessione gratuita di spazi (anche tv) e servizi.

Per accedere a questo sistema si dovranno fornire alcune garanzie minime di democraticità. I partiti che non adotteranno uno statuto trasparente e non avranno un bilancio certificato e un rendiconto d'esercizio, non potranno essere ammessi a benefici quali le detrazioni per le erogazioni volontarie, la destinazione del 2 per mille e la concessione gratuita di spazi e servizi. A controllare sarà una Commissione istituita presso la Camera. Un sistema rispetto al quale Fabrizio Cicchitto fa suonare un campanello d'allarme, alla luce dell'enorme potere di cui godrà questa commissione.

Per il premier è necessario fare in fretta: «Confido nel fatto che il Parlamento approvi rapidamente il ddl perché ne va della credibilità del sistema politico italiano di essere visto dai cittadini come un sistema in grado di convincere i cittadini a finanziarlo». Chi spiega le ragioni della dilazione dei tempi è Maurizio Lupi. Con la nuova legge «ci dovrà essere per forza di cose un periodo transitorio, perché esattamente legato alla transitorietà con cui arriveranno i finanziamenti dei privati» dice il ministro per le Infrastrutture. Il ddl, spiega, è «una completa e assoluta rivisitazione del finanziamento dei partiti dove non ci sarà più il finanziamento pubblico ma il contributo da parte dei privati con agevolazioni fiscali».

Sul web scatta subito la protesta dei grillini per i quali si tratta di una «legge truffa». Gaetano Quagliariello cerca di ammorbidire le polemiche illustrando i dettagli del progetto: «Queste agevolazioni, e soprattutto il meccanismo del due per mille, inizia ad essere attivo dal 2016. Quella è la data dalla quale i partiti potranno percepire quello che deriva da questo nuovo meccanismo. Per questo abbiamo previsto che dall'anno prossimo il finanziamento sarà ridotto del 40 per cento, il successivo del 50, l'anno dopo del 60». A quanti prevedono che destinando il 2 per mille alla politica si rischia di aumentare la dote attuale, il ministro puntualizza: «C'è un tetto ed è di 61 milioni», quindi «un terzo in meno» dell'attuale.

E quando Marco De Benedetti chiede al premier su Twitter «perché dobbiamo aspettare fino al 2017?», Letta risponde: «Perché il 2 per mille viene erogato non prima di due anni dalla firma nella dichiarazione dei redditi (capita anche per il 5 e l'8 per mille)».

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