RomaLa pubblica amministrazione continua a pagare in ritardo i debiti con le imprese. Un malcostume che è proseguito nel 2013, nonostante la normativa europea che impone i pagamenti entro 30 giorni, o in casi selezionati entro i 60 giorni. Bruxelles è pronta a sanzionare pesantemente l'Italia: già lunedì il vicepresidente della Commissione, Antonio Tajani, darà il via alle pratiche per avviare la procedura di infrazione. E se, come è inevitabile, l'Italia sarà condannata, i costi saranno molto alti: fra i 3 e i 4 miliardi di euro di interessi di mora («quanto un anno di Imu», rileva Tajani), più «centinaia di migliaia di euro al giorno» di multa sino a quando i pagamenti saranno finalmente puntuali.
Tajani è stato duro nei confronti del governo, che ha promesso di recepire integralmente la direttiva Ue entro maggio, ma che non riesce a far sì che la pubblica amministrazione - Stato, Regioni, Province, Comuni - rispetti i tempi di pagamento. Secondo un rapporto che Confartigianato ha consegnato ieri al commissario europeo, nel 2013 la pubblica amministrazione ha continuato a pagare con un ritardo medio di 170 giorni, quasi sei mesi, contro i 30 giorni prescritti e 61 giorni della media Ue. L'Italia è il peggior pagatore d'Europa, e questi ritardi - denuncia il presidente della Confartigianato Giorgio Merletti - «sono costati alle imprese 2,1 miliardi di oneri finanziari. Gli imprenditori - spiega - sono costretti a chiedere prestiti in banca per finanziare carenze di liquidità derivanti da fatture non saldate».
L'Italia non detiene soltanto il record dei ritardi, ma anche il primato del debito commerciale nei confronti delle imprese, che arriva al 4% del Pil. Tajani denuncia che il governo italiano non ha ancora fatto sapere a Bruxelles a quanto ammontino con esattezza questi debiti. Per quanto riguarda il pregresso fino al 2012, al 22 gennaio scorso risultano pagati 21,6 miliardi contro 27,2 miliardi stanziati. Lo Stato ha saldato il 94% delle risorse stanziate, Regioni e Province arrivano all'81%, i Comuni al 70,2%. A far peggio di tutti è il servizio sanitario nazionale che ha pagato solo il 18% dei 37 milioni di euro accumulati.
Prima del via formale alle pratiche, lunedì Tajani incontra l'Associazione dei costruttori edili, incaricata di verificare la situazione dei pagamenti alle grandi imprese. Ma ormai non ci sono dubbi: la procedura di infrazione è inevitabile. Un duro colpo al governo, che aveva fatto dei pagamenti arretrati il fiore all'occhiello della politica economica. «Persino i Paesi in difficoltà come la Grecia, pagano più in fretta dell'Italia - aggiunge il vicepresidente della Commissione -. In Italia invece le cose peggiorano, e si costituisce altro stock di debito arretrato.
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