
Il Leoncavallo dopo lo sgombero è salito al centro del dibattito politico (e non solo). Il centro sociale ha occupato per 31 anni gli spazi di uno stabile di proprietà privata che è stato reclamato e per il quale lo Stato ha già versato oltre 3 milioni di euro per mancata esecuzione dello sgombero. Ma questi 31 anni hanno lasciato una traccia che rischia di essere indelebile per i proprietari che hanno ripreso possesso della struttura, perché nei sotterranei dello stabile ex Leoncavallo ci sono graffiti che nel 2023 la Soprintendenza del Comune di Milano ha vincolato e che non possono essere eliminati se non dopo autorizzazione. Vittorio Sgarbi nel 2006 definì quel luogo come "Cappella Sistina contemporanea" e annunciò l'intenzione di farne un museo, idea che poi non andò in porto.
Lo stesso Sgarbi in queste ore si è espresso sullo sgombero del centro sociale e pur dichiarando che, a suo avviso, "usare la forza è stata una scelta sbagliata", ha ammesso che era "inevitabile: quella stagione è finita". In realtà lo sgombero non è avvenuto con la forza, perché gli agenti hanno preso possesso dello stabile quando non era presidiato e non si sono registrati scontri.
Dopo 133 tentativi di sgombero non andati a buon fine, è stato necessario cambiare strategia per riconsegnare la struttura ai legittimi proprietari e secondo Sgarbi "quello spazio rappresenta una stagione che non ha più un'attualità nella vita culturale e sociale milanese. Le ragioni per le quali il Leoncavallo aveva un significato alla fine del Novecento sono finite. C'è un difetto di storia nel Leoncavallo di oggi, un limite, una dimensione puramente astratta, e questo lo rende diverso da quello che è stato in quel momento". Per Sgarbi "siamo davanti all'evoluzione naturale di un fenomeno che era romantico ed è diventato invece accademico, senza la forza di incidere e cambiare la societa".
Nel frattempo il Leoncavallo cerca di riorganizzarsi e martedì o al massimo mercoledì prossimo è in programma l'assemblea cittadina per pianificare il corteo del 6 settembre. I militanti dello storico centro sociale si ritroveranno già lunedì per discutere tra di loro come costruire la mobilitazione in seguito allo sfratto da via Watteau.
"Entro metà della prossima settimana verranno definite piattaforma e parole d'ordine del corteo", hanno dichiarato gli attivisti, che non hanno ancora sentito il custode giudiziario per mettersi d'accordo per il ritiro di tutte le attrezzature custodite all'interno della struttura.