Era il venerdì del 13 gennaio 2012 quando alle 21.42, il comandante della Costa Concordia, naufragò all'Isola del Giglio, a 96 metri dalla riva. Aveva deciso di fare l'«inchino», ovvero un passaggio vicino alla costa in segno di omaggio a un amico commodoro in pensione. L'incidente provocò 30 morti. Schettino ai giudici ha dato la sua versione. Raccontando che «inchinarsi» con la nave, portarsi sotto costa, è comune, quasi scontato. Gli «inchini accadono in tutto il mondo.
Quello del Giglio non è stato quindi un tentativo di fare qualcosa di irripetibile, ma un singolo evento di una lunga catena di bravate simili, tollerate, ma comunque non permesse, o lecite. Perdipiù lui ha spiegato che la manovra rischiosa si è trasformata col tempo in una sorta di sport competitivo, in una sfida tra comandanti all'avvicinamento più ardito- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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