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Strangolata nel bosco: fermato un senegalese Era clandestino

Strangolata nel bosco: fermato un senegalese Era clandestino

LivornoL'ha uccisa dopo una lite. Così sentenziano gli investigatori. Ma lui, l'assassino presunto, in quella strada profumata di storia, lì tra quei vigneti e ulivi con vista mare non avrebbe dovuto esserci. Non avrebbe potuto passeggiare e vendere spinelli, o qualche altra porcheria, a Castagneto Carducci e dintorni se almeno qualche volta una delle nostre pletoriche, demagogiche, farisaiche migliaia di leggi, fosse stata applicata.
Ilaria Leone, 19 anni, la cameriera trovata seminuda l'altro ieri sotto un albero, strangolata forse anche violentata, sarebbe stata ammazzata da un uomo arrivato da lontano. Un africano, nome Ablaye Ndoye, 34 anni, senegalese senza permesso di soggiorno e destinatario di un provvedimento di espulsione.
Era un amico della vittima, o meglio, forse soltanto uno infiltratosi nel giro di quelle piccole torme di ragazzi annoiati, disincatati per sognare un presente e già troppo vecchi per sbocciare nel futuro.
Meno di quarantott'ore sono bastate ai carabinieri di Livorno per catturare l'africano, residente da clandestino a Donoratico, pochi passi dalla strada sterrata che dalla statale finisce tra i boschi, dove Ilaria è stata uccisa. «Si preparava a scappare», ipotizza il procuratore capo di Livorno Francesco De Leo. Nel suo zaino c'era anche il telefonino della vittima, trovato nella casa dove il senegalese viveva insieme con alcuni connazionali. Sul corpo della vittima sarebbero state trovate anche tracce biologiche, l'autopsia è stata però rinviata a oggi. Troppo presto, dunque, per dire se la giovane abbia dovuto anche subire violenza. Di certo si sa che la ragazza aveva discusso con qualcuno, e con toni accesi, poco prima di finire il lavoro al ristorante «la Gramola». I raffronti telefonici dicono che numeri e reti agganciate dai cellulari di vittima e sospettato combacino. Così come i racconti degli amici, che aiutano a tratteggiare una storia. Forse i perché. La diciannovenne, a quanto pare, qualche droga leggera la usava e il senegalese riforniva. Chissà, questione di qualche euro non pagato o di una proposta che una «canna» gratis non basta per accettare?
«Ablaye usciva ogni tanto anche con noi - ammette un ragazzotto del paese - o meglio, non con me ma sicuramente frequentava Ilaria e altri giovani del gruppo».
Di fronte alla caserma dei carabinieri, prima che lo straniero venisse portato in carcere il «branco allo sbando» inveiva: «Assassino, assassino, devi pagarla». In zona lo conoscevano tutti questo senegalese, uno mescolato tra i tanti di una comunità pacifica che ancora piange Cheikh Sarr. Aveva 27 anni quando, nell'agosto 2004, morì in mare per salvare un turista in difficoltà. Ablaye Ndoye invece era noto per i suoi precedenti: lesioni, furti, danneggiamenti.
«Lo sapevo che era lui», sbraitava un'amica della vittima.
Ieri sera l'amministrazione comunale di Castagneto Carducci (Livorno), ha promosso una veglia silenziosa. «Quello che è accaduto in queste ore ci fa inorridire!», è scritto in una nota firmata da sindaco, giunta e capigruppo consiliari. «Castagneto Carducci non ha mai vissuto episodi di questo genere. Siamo una comunità coesa e solidale che rifiuta ogni tipo di violenza. Quello che è successo a Ilaria è una cosa atroce, indicibile, sconvolgente che ci lascia senza parole. Siamo tutti vicino alla mamma, al babbo e a Mattia (il fratello della vittima, ndr)».
Davanti ai giudici e carabinieri il senegalese non ha confessato. Ma per gli inquirenti il caso sembra chiuso.

È con lui che Ilaria aveva fissato l'appuntamento con la morte.

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