Casini cerca di sfaciare Pdl e Pd

Punta alla scissione nei due partiti. Corteggia Alfano e dà l’aut aut a Bersani su accordo con Sel e unioni gay

Casini cerca di sfaciare Pdl e Pd

Ed ecco scattata la corsa contro il tempo. Per un Silvio Berlusconi che riorganizza il campo politico intorno a sé contrastando l'asse fra Pd e Udc, c'è un Pier Ferdinando Casini che, con mossa contraria, gioca d'anticipo verso quella che definisce «un'area moderata oltre l'Udc» e che, dice, dovrà portare a «larghe intese nella prossima legislatura», una sorta di «usato sicuro in continuità col governo Monti».
In un solo intervento alla Direzione del suo partito, ieri il leader Udc è riuscito a far imbufalire sia il Pdl sia il Pd, e questo era il suo obiettivo: incunearsi fra le note dolenti dei due azionisti della sempre più strana maggioranza, col chiaro intento di provocarne la scissione e arrivare a una legge elettorale adeguata allo scenario di una grande coalizione. Così, rivendicando di aver «intuito per primo l'inganno di Berlusconi», Casini ha fatto appello «a quanti nel Pdl non intendono farsi trascinare fuori dal campo dei moderati, e si preparano a guardare oltre il Pdl stesso». Il tutto suonando le sirene per Alfano, «l'unica persona ragionevole», contro «i cretinotti e i falchi» che «l'hanno messo in gabbia». E chiudendo la porta a chi «ha scelto di tornare al passato col candidato a vita Berlusconi».
Poi, imperterrito, Casini è passato a piantare i paletti alla staccionata del Pd, scandendo il «no alle ammucchiate di sinistra»: «Non esistono margini di intesa con forze come Idv e Sel», mentre l'Udc «dialogherà con chi ha imboccato la linea riformista ed europeista». Un avviso a Bersani, che ha chiuso la porta a Di Pietro, ma non a Vendola. Concede Casini, bontà sua, che il segretario del Pd è «persona seria», ma avverte che non basta. «Fermiamoci qui», dice spegnendo i «facili entusiasmi» dei suoi, perché Bersani resta comunque alla guida di un partito che parla due lingue sull'agenda Monti, «il tedesco di Letta e il cinese di Fassina». Un invito perentorio a scegliere, che non a caso il leader centrista condisce con l'aut aut sulle unioni gay, tema che il Pd, lamenta, affronta «in modo molto preoccupante». Va da sé che le reazioni non si sono fatte attendere. Fabrizio Cicchitto ha respinto «l'inaccettabile appello alla scissione del Pdl», mentre Daniela Santanchè ha accusato Casini di «essere sempre alla ricerca di santi protettori che possano garantirgli poltrone». Spiazzato il Pd. Se Dario Franceschini s'è inalberato, «Casini non ci detti condizioni, non scaricheremo Sel», Bersani si è smarcato gelido: i gay? «Noi le unioni le facciamo, gli altri si regolino». Le alleanze? «Noi ci rivolgiamo alle forze di centro per un patto di legislatura. Chi vuole starci ci starà». A mediare ci ha pensato Massimo D'Alema: «Il tema politico è che in questo momento l'Udc riconosce che senza il Pd il paese non può essere governato, il paradosso è che anche Sel lo ritiene: il Pd sente tutta la responsabilità di essere una forza indispensabile per il governo». Come dire basta tatticismi, ma c'è da credere che Casini tirerà dritto. Non a caso rimarca che «l'Udc non ha bisogno di piacere a destra o a sinistra», in una sorta di venite parvulos che il segretario centrista Lorenzo Cesa capitalizza così: «Ci si sta aprendo un'autostrada. Fra poco saremo forza di governo, perché è il Paese che ha bisogno di noi».
Non gioca solo, Casini. Se il Fli ieri ha fatto appello ai «montiani del Pd» per un «patto di legislatura con noi e l'Udc», il leader di Rifondazione Paolo Ferrero è corso a definire il Pd «liberista», invitando Idv e Sel «ad allearsi con noi». C'è poi la partita di Montezemolo, in linea con una federazione centrista.

Non a caso, nel ribadire la sua totale sintonia con Monti, ieri Casini ha avvertito che «non sarà il rigorismo a salvare l'Italia», ma uno dei punti cari al mondo delle imprese e al ceto medio: allentare la pressione fiscale.

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