Sui rimborsi due pesi e due Nutelle

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Fazzo e Lagattolla a pagina 8

Quando fra i rimborsi spese più assurdi nell'area del centrodestra a Milano saltarono fuori i 19 euro spesi dalla consigliere Minetti per una copia di Mignottocrazia di cui sono l'autore, tutti i giornali e telegiornali ne dettero allegramente notizia, sicché il libro, che aveva cessato di vender copie da quasi un anno, riprese ad esser venduto grazie all'insperata pubblicità, cosa che ha rallegrato me e l'editore. Si suppone che in queste ore alla Ferrero, produttrice della Nutella - la pasta amniotica di cacao e nocciole in cui è cresciuta una petulante e viziata generazione -, stiano brindando grazie al fatto che fra i rimborsi spese dei consiglieri lombardi della sinistra compare anche, anzi persino, questo molle (...)

(...) ingrediente per le merende. Stando alle cronache, il consigliere Pd Carlo Spreafico avrebbe messo a rimborso spese del contribuente un barattolo di Nutella insieme ad altre piccolezze come fototessere, acqua frizzante, coni gelato, un corso d'inglese, un miniombrello automatico e un box per parcheggiare più comodamente. Stiamo parlando delle «spese folli dell'opposizione», come titola Repubblica per evitare di usare la parola «sinistra»: spese folli della sinistra. Lo notiamo perché quando si parla della destra, le spese folli - che ci sono e ci sono state e sono tutte deprecabili - sono sempre spese folli, e anzi criminali, della destra, mai della «maggioranza» o dell'«opposizione». La Procura della Repubblica di Milano sta andando avanti nella sua inchiesta penale sulle spese illecite nella Regione Lombardia e lo fa, a quanto pare, a brutto muso, senza sconti per nessuno. E che cosa si scopre? Che a parte (e non è poco) le cifre, che sono nettamente più pesanti per gli abusi dei consiglieri di destra, lo stile è lo stesso: i consiglieri di tutti i partiti hanno sbafato a spese del contribuente, gli hanno messo a debito le proprie bollette, le proprie nutelle, cioccolatini, bevande gasate e lisce, viaggi, master di fantasia («Come vincere le elezioni»), pranzi, cene, merende, amari e gelati, libri e persino le quote di iscrizione annuale all'Ordine del giornalisti. L'elenco è lunghissimo e questo giornale lo ha pubblicato ieri. Oggi, dopo aver letto anche gli altri maggiori giornali italiani, non vogliamo parlare tanto e soltanto di Nutella, che al supermercato ha avuto un'impennata, ma del costume italiano in materia politica. Diciamo di morale e moralismo. Il moralismo che traspare da tutta la grande stampa italiana, si può condensare in un'unica considerazione: la destra è sempre malavitosa e quando viene beccata con le mani nella marmellata si deve parlare sempre di «malaffare»; mentre la sinistra è creativa, giocherellona, talvolta è imprudente e occasionalmente deplorevole. Ma, quando non ruba per il partito (un peccato veniale che in fondo turba soltanto lo stato della democrazia) e viene beccata con le mani nella Nutella, allora si tratta soltanto di curiosità veniali, di atteggiamenti impropri o imprudenti, di leggerezze da punire con uno scappellotto. In questo consiste gran parte della questione morale del nostro Paese, che sarebbe una questione molto seria e molto grave, se non fosse continuamente deformata per scopi puramente propagandistici. Tutto risale a Enrico Berlinguer che tentò una generosa, sfortunata, perché fallita, operazione: sganciarsi dalla sudditanza anche economica dell'Unione Sovietica rilanciando il suo partito, il Pci, come una gemma di pura moralità, formato soltanto da spiriti geneticamente modificati e superiori. Tutti gli altri - democristiani, socialisti, socialdemocratici - erano «moralmente diversi», cioè inferiori. Nacque così quel fenomeno che alcuni anni fa abbiamo definito l'arianesimo del bene: noi siamo il nuovo popolo ariano eticamente superiore per Dna, e tutti gli altri sono pezzenti, imbroglioni, malavitosi, speculatori, tangentisti, mafiosi. È stata, purtroppo, un'operazione vincente, anche perché troppo spesso la destra si è fatta cogliere, specialmente nelle amministrazioni locali, con le mani nella marmellata, che è più appiccicosa della Nutella. E però è stata vincente perché il messaggio berlingueriano - tanto più sei antagonista del Pci, o comunque si chiami adesso, tanto più sei distante dalla morale - è stato martellato a dovere dai giornali e dalla televisione che hanno ripetuto senza risparmio lo stesso ritornello. Ne abbiamo una prova adesso, con questo nuovo risvolto dello scandalo lombardo: verrebbe da dire che tutto il mondo (anche padano) è paese, che la disinvoltura spregiudicata di molti politici locali è disgustosa e dimostra un uniforme disprezzo per il contribuente chiamato a pagare i minimi vizi e le bizzarre abitudini dei consiglieri regionali. Ma invece no. La prima tornata, in cui la destra era sotto schiaffo, è stata una vera festa dell'aggettivo pesante, del malcostume, del malaffare, delle ruberie, dell'improntitudine e della vergogna.

Ma quando arriva la seconda tornata che mette sotto accusa la sinistra per comportamenti della stessa qualità morale, anche se inferiori come costo contabile, allora le cronache stesse diventano indulgenti e si trasformano in giocosi elenchi di curiosità, bizzarrie, ma non chiamano all'indignazione, alla forca, o meglio al forcone. La differenza balza all'occhio.

di Paolo Guzzanti

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