"Sull'aumento dell'Iva niente guerre di parte È a rischio la ripresa"

L'appello del presidente della Confcommercio Sangalli al governo: "Con la nuova aliquota calerebbero ancora i consumi, in gioco 10mila posti di lavoro"

"Sull'aumento dell'Iva niente guerre di parte È a rischio la ripresa"

Roma - «Sull'Iva chiediamo al governo e alla politica: non fate battaglie di parte. All'orizzonte si intravedono tenui segnali di ripresa. Non perdiamo questa occasione». Carlo Sangalli, presidente della Confcommercio, è molto preoccupato per la polemica che si è innescata tra le forze politiche sul caso Iva. L'aumento dell'aliquota ordinaria dal 21 al 22% potrebbe danneggiare gravemente l'economia e, secondo i calcoli della principale associazione commerciale e del terziario, provocare una nuova contrazione dei consumi e la perdita di migliaia di posti di lavoro.
Parliamo per un momento delle cose fatte, presidente Sangalli. Come valuta il provvedimento del governo sull'Imu?
«Su questa misura c'è una buona notizia, e una cattiva. La buona: l'esenzione della prima casa rappresenta una boccata d'ossigeno per le famiglie e una piccola iniezione di fiducia per il futuro. La notizia cattiva: è stata mantenuta la tassazione su negozi e alberghi, e sono certo che questo produrrà effetti critici sui bilanci di queste imprese, che già scontano una crisi senza precedenti».
E c'è l'aumento Iva che potrebbe aggravare ancora la situazione. C'è chi dice che l'incremento è inevitabile.
«In un momento in cui anche l'inflazione è sotto controllo, l'eventuale aumento dell'aliquota innescherebbe spinte sui prezzi che abbiamo calcolato nello 0,3-04%. Ma non solo. Determinerebbe una riduzione di circa 10mila posti di lavoro, e allontanerebbe sine die la ripresa dei consumi. Ecco perché chiediamo al governo e alla politica di evitare battaglie di parte e confronti muscolari. Bisogna invece che tutti si impegnino a trovare le risorse indispensabili per archiviare definitivamente l'aumento dell'Iva, che sarebbe una mazzata per famiglie e imprese. Siamo convinti che, con oltre 800 miliardi di spesa pubblica, le risorse si possano trovare: si tratta di procedere con maggiore coraggio e determinazione nel taglio della spesa, nelle dismissioni di patrimonio pubblico e nel contrasto all'evasione fiscale. Sono scelte ineludibili per agganciare la ripresa e riportare il Paese sui binari della normalità».
Ma questa ripresa c'è, la si vede?
«All'orizzonte si vedono tenui segnali di ripresa, che vanno agganciati e sostenuti con politiche di rilancio della domanda interna per consumi e investimenti, che rappresenta - vorrei ricordarlo - l'80% del Pil e resta il “tallone d'Achille” della nostra economia. E ricordo che i consumi interni si ridurranno quest'anno di un altro 2-3%. Gli ultimi dati sulle vendite confermano che i consumi delle famiglie non sono stati ancora “contagiati” da questi flebili segnali di ripresa. Ne parleremo in settembre con il presidente del Consiglio, Enrico Letta, che ha chiesto di incontrare le parti sociali per parlare della situazione dell'economia e della possibile ripresa. Una decisione che apprezziamo».


Che cosa serve, presidente Sangalli, per far ripartire sul serio la nostra economia?
«La via maestra resta quella di attuare una vera riforma fiscale, con il molteplice obiettivo di ridurre le tasse, ridurre il cuneo fiscale, rendere più flessibile l'ingresso nel mercato del lavoro e semplificare un sistema barocco di adempimenti e pagamenti».

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