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Tagli degli stipendi ai giudici, i togati chiedono al Csm di intervenire

I togati contro Renzi: "Così si attacca il ruolo e la funzione della magistratura". E l'Anm: "Iniziativa grave"

Tagli degli stipendi ai giudici, i togati chiedono al Csm di intervenire

"Non corrisponde alla realtà" che i magistrati siano "superstipendiati". "Dicendo il falso" sulle loro retribuzioni "si finisce con l’attaccare anche il ruolo e la funzione della magistratura". In una proposta di risoluzione presentata al plenum, sei consiglieri togati del Csm contestano i tagli che si prospettano agli stipendi dei magistrati. "Parlare della retribuzione dei magistrati significa parlare della loro indipendenza", scrivono sollecitando l’intervento doveroso del Csm di fronte al "pericolo di interventi lesivi di tali principi". Firmato da tutto il gruppo di Magistratura Indipendente e dai consiglieri Roberto Rossi (Area), Alberto Liguori e Mariano Sciacca (Unicost), il documento sarà però discusso nel prossimo plenum, su richiesta del togato di Area Vittorio Borraccetti.

Per contrastare i tagli voluti dal premier Matteo Renzi, i firmatari della proposta di risoluzione fanno un confronto con gli altri paesi europei. Dai dati dell’ultimo rapporto Cepej sull’efficienza della giustizia civile risulta, infatti, che, tra i 46 Paesi europei censiti, i magistrati italiani si collocano al sesto posto come stipendio lordo di un giudice della Corte Suprema, al quindicesimo posto come stipendio lordo di un giudice all’inizio della carriera e all'undicesimo posto come stipendio lordo di un pm all’inizio della carriera. "In molti paesi - fanno notare - sono previsti benefits addizionali, quali pensioni speciali, abitazioni, assicurazioni sanitarie o spese di rappresentanza". Quanto al confronto con altre professioni in Italia, i dati presentati al Csm dicono che i magistrati ordinari guadagnano in media meno dei diplomatici, degli alti dirigenti della pubblica amministrazione, dei prefetti e dei magistrati amministrativi e contabili.

Nella proposta viene citata una pronuncia del 2010 nella quale la Corte costituzionale sottolineava tra l’altro che "l’indipendenza dei magistrati va salvaguardata anche dal punto di vista economico", così come un documento dell’Onu sul diritto dei magistrati a "una remunerazione adeguata". I togati del Csm richiamano, poi, le "attuali condizioni e carichi di lavori dei magistrati italiani, che in una situazione difficilissima (sotto il profilo delle risorse e dei mezzi) hanno un produttività a livelli record in Europa". Da qui la richiesta al Csm si intervenire.

Anche l'Associazione nazionale magistrati è intervenuta per denunciare "la gravità di una eventuale iniziativa unilaterale del governo che, senza alcun confronto con le categorie interessate e in via d’urgenza, procedesse a una riduzione strutturale delle retribuzioni".

"La magistratura, consapevole delle forti difficoltà che investono vasti strati della popolazione - spiega l'Anm - non vuole sottrarsi all’impegno di solidarietà ma la redistribuzione delle risorse deve avvenire in modo equo, a parità di capacità contributiva, e dunque con strumenti di natura fiscale, e non con soluzioni inaccettabili, che incidono unicamente su una parte del pubblico impiego, senza colpire gli evasori, le grandi rendite e le retribuzioni del settore privato".

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