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La retromarcia di Renzi: "Niente tagli alla sanità"

La Lorenzin minaccia: "Combatterò fino all'ultimo". E il premier cancella i tagli per 2,4 miliardi alla sanità

La retromarcia di Renzi: "Niente tagli alla sanità"

Alla fine a Matteo Renzi non resta che battere in ritirata. Si conclude con una clamorosa retromarcia del premier sui tagli al Fondo sanitario nazionale inseriti nel decreto Irpef. "Non ho pensato di dimettermi, ho pensato invece di combattere, per spiegare a che la politica sanitaria, la salute delle persone ha bisogno di una strategia", aveva commentato in mattinata il ministro alla Salute Beatrice Lorenzin ai microfoni di Mix24. Una minaccia neanche troppo velata che ha spinto il governo a correre ai ripari facendo sparire dalla bozza i tagli alla sanità per 2,4 miliardi di euro spalmati nell'arco di due anni. "Non ci sono tagli alla sanità - ha scritto su Twitter lRenzi - non ci sono tagli agli stipendi degli insegnanti. Non ci sono tagli lineari".

Renzi deve ancora fare i conti con l'insofferenza del Nuovo centrodestra. All'indomani del durissimo scontro sulle proroghe ai contratti a termine, la formazione guidata da Angelino Alfano apre un nuovo fronte delicatissimo: i tagli alla Sanità previsti dal Tesoro per finanziare le innumerevoli promesse del premier. Tagli considerati dalla Lorenzin immotivati e depressivi. "Se ci sono tagli sugli acquisti a me vanno bene - tuona il ministro alla Salute - nella sanità ci sono ancora tanti sprechi, nelle lavanderie degli ospedali, nelle mense nella gestione dei rifiuti. Ma non si può andare a toccare i servizi primari alle persone". Le risorse per finanziare il Servizio Sanitario Nazionale avrebbero dovuto essere ridotte di 868 milioni quest’anno e 1,5 miliardi dal 2015. Il taglio sarebbe stato legato ad una stima previsionale al ribasso del pil che dovrebbe comportare un ridimensionamento complessivo della spesa pubblica pari a circa 700 milioni di euro, con ricadute nei singoli settori e voci di spesa. Secondo la Lorenzin, i nuovi tagli metterebbero a rischio la definizione del Patto della Salute con le Regioni, oltre che la possibilità di rinnovare i Livelli essenziali di assistenza (Lea), fermi ormai da vari anni. "Se non c’è la capacità di capire che può essere il ministero della Salute insieme alle regioni a gestire questo risparmio - ha incalzato l'esponente di Ncd - è difficile che le regioni possano continuare così".

Dopo le barricate della Lorenzin, però, il governo ha cambiato strategia.

Nella seconda bozza del decreto, che l’Adnkronos ha potuto consultare, è stata infatti sbianchettata la voce "Contenimento della spesa sanitaria" presente all’articolo 5 del provvedimento circolato ieri.

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