Scandalo Mps

Tangente Antonveneta, ecco i bonifici sospetti

Otto flussi di denato sotto la lente degli investigatori. Altri sette miliardi volati verso Santander, Abn Amro e Abt di Londra

Ma quanto è costata veramente l'operazione Antonveneta al Monte dei Paschi? Il sovrapprezzo potrebbe essere ancora più alto di quello noto, già esorbitante visto che l'istituto senese ha sborsato, a favore di Banco Santander, 10,3 miliardi di euro per una banca (o meglio, per una parte, la meno remunerativa) che al momento dell'acquisto possedeva, a detta dell'ex presidente del collegio sindacale, professor Tommaso Di Tanno, «un valore patrimoniale di 2,3 miliardi» (sull'operazione firmata dall'ex presidente Mussari indaga la Procura di Siena). Un alto dirigente del Monte dei Paschi, sotto anonimato, rivela l'esistenza di altri pagamenti cash miliardari. Identiche informazioni sono poi comparse su un blog cittadino molto noto, l'Eretico di Siena, oggetto di preoccupate analisi da parte di piccoli azionisti e associazioni di soci intervenuti nell'infuocata assemblea straordinaria di venerdì coi nuovi vertici di Mps, Profumo e Viola.

IL GIALLO DEGLI OTTO FLUSSI
Il dettaglio dei bonifici partiti da Mps verso l'estero racconta di altri sette e rotti miliardi di euro usciti dalla cassaforte della banca tra il maggio 2008, quindi alcuni mesi dopo la chiusura «dell'affare» (per Santander...) Antonveneta, e l'aprile 2009. Si parla di «otto bonifici effettuati tra il 30 maggio 2008 e il 30 aprile 2009 di cui cinque diretti al Banco Santander (parte venditrice di Antonveneta, ndr) per un totale di euro 5.116.739.652,78. Altri due bonifici diretti alla Abbey National Treasury Service PLC di Londra (collegata al Banco Santander) per un totale di euro 2.623.368.402,78 e infine un bonifico a favore della Abn Amro Bank di Amsterdam (principale azionista di Antonveneta) a fronte della rivitalizzazione da questa effettuata a favore di Antonveneta».
Se sommassimo queste uscite al costo messo in bilancio per Antonveneta, arriveremmo alla cifra monstre di quasi 18 miliardi (già indicata da alcuni retroscena dell'Espresso), per una banca che ne valeva molti ma molti di meno. Ma a cosa si riferiscono quei bonifici?
Un alto funzionario del Monte ci spiega, sempre sotto anonimato, che quei sette miliardi «sono al 99% il rimborso di finanziamenti presi in precedenza da Santander e da Abn Amro anziché dall'interbancario». Gli azionisti hanno chiesto chiarimenti a Giuseppe Mussari, nell'ultima assemblea da lui presieduta, ma la risposta è stata di andarsi a leggere il bilancio, dove quelle cifre sono riportate, anche se questo non chiarisce granché. E anche la Procura ha messo a fuoco quei bonifici. Anche perché lo scorso giugno l'ex numero uno di Mps è stato interrogato e ha riempito i verbali di «non so, non ricorso».

LE MAIL SBIANCHETTATE
Anche perché di misteri, nella vicenda Antonveneta, non ne mancano affatto. Non solo bonifici e miliardi usciti e magari rientrati con lo scudo fiscale, ma anche mail sparite dal computer personale dell'ex presidente di Mps Mussari, quelle tra il giugno e l'ottobre 2007, cioè proprio il periodo caldo che ha preceduto l'acquisto di Antonveneta, perfezionato nel novembre di quell'anno. Nell'informativa della Gdf contenuta nell'inchiesta sull'aeroporto di Ampugnano, dove è ancora indagato Mussari, si segnala che «durante la consultazione della copia certificata su hard disk esterno in cui sono stati inseriti tutti i dati presenti nel server di posta elettronica e del computer sequestrato nel corso della perquisizione a carico di Giuseppe Mussari presso la sede del Monte dei Paschi di Siena, emergevano dei dubbi circa il fatto che siano state rimosse volontariamente e-mail nell'arco temporale che va dal 29.06.2007 al 13.10.2007».

«L'INTESA» DELL'ADVISOR SPUNTA BENESSIA
Un altro mistero nell'intricato caso dell'Antonveneta. Ma chi era l'advisor legale di Mps in quella spericolata operazione? Angelo Benessia, dominus dello studio Benessia, Maccagno e Associati di Torino. Un nome che conta nel mondo della finanza, visto che Angelo Benassia è il predecessore di Sergio Chiamparino (ex sindaco del Pd di Torino) alla presidenza di un'altra pesante fondazione bancaria, la Compagnia di San Paolo (azionista di Intesa San Paolo). E Benessia si è sempre mosso tra Torino e Siena, seguendo entrambi i due colossi bancari.
Una coincidenza che alimenta le fanta-teorie su disegni finanziari occulti e incroci di poteri che molti senesi, scossi dallo scandalo Mps più dei cavalli al Palio, stanno costruendo in questi giorni sotto la torre del Mangia. E che trovano almeno una conferma giudiziaria. «Lo studio Benassia - ci conferma lo stesso avvocato - è stato perquisito dalla Gdf nell'ambito dell'inchiesta su Antonveneta in quanto advisor, come altri studi legali che si sono occupati della vicenda.

Abbiamo fornito il materiale che cercavano, siamo assolutamente sereni».

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