Tangenti per aggiustare i controlli Ma gli agenti del Fisco erano falsi

Tangenti per aggiustare i controlli Ma gli agenti del Fisco erano falsi

Roma Si presentavano con i tesserini di riconoscimento dell'Agenzia delle Entrate, acquisivano i documenti contabili delle imprese per approfondire gli accertamenti, redigevano verbali di verifica e ricevevano anche gli imprenditori presi di mira negli uffici dell'Agenzia, in via Settebagni. Poi facevano capire alla vittima di turno che pagando una tangente avrebbero potuto ammorbidire la verifica fiscale.
Ma era tutto falso, solo le mazzette erano vere, pagate da chi aveva qualcosa da nascondere al Fisco. Come è accaduto nel febbraio del 2010 a Tommaso Di Lernia, il titolare della Print Sistem già coinvolto nell'inchiesta Enav-Finmeccanica. Questa volta Di Lernia è parte offesa di un maxi raggiro che ha portato all'arresto di otto persone. Quando ha pagato 750mila euro per non avere guai, l'imprenditore non sapeva che quei funzionari del Fisco fossero dei balordi. Lo ha scoperto quando gli hanno fatto visita i veri esattori. Da qui è partita l'indagine del pm Paolo Ielo che ha ottenuto l'arresto del dominus dell'organizzazione, il consulente del lavoro Alessandro Grassi, finito in manette con il funzionario dell'Agenzia dell'Entrate in pensione Dante D'Addario e con Marco Piunti. Ai domiciliari Celestino Iannarelli e Marco Lisotti. Il meccanismo creato dagli indagati, si legge nell'ordinanza, creava «nel soggetto passivo uno stato di paura o di timore idoneo a viziarne o ad eliderne la volontà, costringendolo o inducendolo alla promessa o alla dazione di una somma o di altra utilità».

Nel corso delle indagini i finanzieri del comando provinciale di Roma hanno scoperto che Grassi era il terminale di un gruppo criminale composto da calabresi attivo nell'importazione di droga da Santo Domingo. Per questo, oltre alle accuse di truffa aggravata e concussione, il gip contesta ad alcuni degli arrestati anche il traffico internazionale di stupefacenti.

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