Roma - La trattativa è andata avanti anche dopo l'approvazione ufficiale del decreto. Un parto difficile per un provvedimento che Palazzo Chigi avrebbe voluto snello, minimale, senza asperità. Pia illusione, perché nel tradizionale Milleproroghe, varato ieri all'ultimo Consiglio dei ministri dell'anno e pronto a sbarcare al Senato il 2 gennaio, è finita una parte del decreto «Salva Roma», che è stato ritirato - caso unico nella storia repubblicana - mentre il Parlamento lo stava convertendo.
Per fare calare la tensione politica, il governo ha varato anche un piano con la riallocazione di 6,2 miliardi di fondi europei. Ma l'attenzione di tutti si è concentrata sull'altro provvedimento. E su alcune misure molto combattute, come la proroga degli sfratti.
Sfratti rinviati
Fortemente voluta dal Pd e osteggiata dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi. È stata confermata. Sono sospesi per sei mesi gli sfratti di chi ha reddito familiare sotto i 21.000 euro, malati, anziani o disabili in famiglia. «Nessuna proroga generalizzata degli sfratti», è scritto nel comunicato diffuso da Palazzo Chigi.
Tappato il buco di Roma
Nel decreto, ha annunciato lo stesso premier Enrico Letta, sono state inserite le norme essenziali del Salva Roma che «abbiamo deciso di non portare a termine in Parlamento per la eterogeneità di norme non essenziali». Il testo entrato al Consiglio dei ministri prevedeva piani pluriennali per il rientro dei debiti della Capitale verso le società partecipate e la possibilità di sforare fino a 115 milioni di euro. Più altre risorse (fino a 6,5 milioni di euro) per la raccolta differenziata.
Non c'è la Tasi
Il governo ha rinviato la spinosa questione dell'aliquota della nuova tassa sugli immobili. L'intenzione è di garantire comunque ai Comuni nuove risorse in un altro provvedimento. Magari alzando il tetto massimo dell'aliquota sulla prima e sulle altre abitazioni. La partita è più che mai aperta. «Prendiamo atto con favore della sospensione. Contiamo si tratti di un atto di buona volontà», che preluda a un ripensamento della politica di smodata tassazione avviata nel 2011 e che conduca così a quella crescita che solo una ripresa del settore edilizio può assicurare», ha spiegato il presidente Corrado Sforza Fogliani.
Affitti d'oro
Nel provvedimento, è finita anche la possibilità per le pubbliche amministrazioni di recedere dagli affitti delle sedi istituzionali, entro il 30 giugno. Peccato che poi, nella bozza in entrata, sia prevista una proroga di otto mesi sulla liquidazione di un affitto per un edificio del ministero dell'Istruzione. Invece del primo gennaio 2014, il 31 agosto.
Accise sul fumo e web tax
Al termine della conversione del decreto Milleproroghe potrà essere deciso un aumento dell'accisa sui tabacchi dello 0,7% sui prodotti da fumo «e loro succedanei». Confermato lo stop alla web tax: l'entrata in vigore è posticipata al primo luglio 2014. Confermata anche la tassa di sbarco sulle isole: 2,50 euro a passeggero.
Proroga anche per i Marò
A sorpresa, spunta una proroga di sei mesi per l'incarico di Commissario straordinario del Governo inviato speciale presso il Governo indiano, Staffan De Mistura, per la trattativa sui due fucilieri arrestati in India.
Incroci stampa-tv
Il divieto per chi ha più di una rete televisiva di acquistare partecipazioni in imprese editrici di quotidiani è una delle poche certezze del Milleproroghe 2013. Letta aveva detto da giorni che la norma sarebbe stata confermata.
A lavoro e povertà 6,2 miliardi
Al Consiglio dei ministri è stato anche approvato quello che Letta ha definito un «complesso intervento per salvare i finanziamenti dei fondi strutturali» che altrimenti si sarebbero persi. Fondi per 6 miliardi e 200 milioni, cinque dei quali nuovi. Il ministro per la Coesione territoriale Carlo Trigilia ha attivato un fondo per 2,2 miliardi per il sostegno al credito e la nuova imprenditorialità. Altri 700 milioni per l'occupazione (femminile, giovanile e per il replacement dei disoccupati). Poi 300 mlioni per il contrasto alla povertà e tre miliardi per le economie sociali, in particolare per l'edilizia scolastica (500 milioni).
Una «stecca» da 60 miliardi
Intanto emergono particolari sulla norma contenuta nella legge di Stabilità (quindi già approvata definitivamente) che cambia la compravendita immobiliare e prevede che i notai trattengano i soldi dell'acquirente fino alla trascrizione dell'atto.
In una lettera inviata giorni fa dal notaio milanese Riccardo Genghini al ministro della Giustizia quantifica la cifra che transiterà nel conto (o nei conti): 60 miliardi di euro all'anno. Un «prestito forzoso», lo definisce il notaio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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