Politica

Tasi col trucco: la mazzata slitta a giugno

Il governo ritocca le aliquote, ma si pagherà dopo le Europee

La pagina del modello F24 alla voce Imu
La pagina del modello F24 alla voce Imu

Roma - Il primo atto formale del governo nel 2014 sarà l'aumento dell'aliquota dell'imposta sulla casa. La decisione è attesa per oggi. La sua formalizzazione domani con un emendamento ad decreto in discussione al Senato. La sua applicazione, forse, a giugno.
Ironia della sorte, il decreto in questione è quello che ha cancellato, per il 2013, l'Imu sulla prima casa ed ha introdotto la rivalutazione delle quote della Banca d'Italia: misura, quest'ultima, decisa dal governo senza aver ottenuto l'autorizzazione da parte della Banca centrale europea. Quindi, difficilmente, contabilizzabile - per i criteri europei - come intervento a riduzione del deficit.
Ad aumentare sarà la Tasi, l'imposta sugli immobili - introdotta dalla Legge di Stabilità - che riguarda sia le prime sia le seconde case. La Legge di Stabilità ha fissato l'aliquota al 2,5 per mille; ed oggi il governo dovrebbe decidere di portarla al 3,5 per mille sulle prime abitazioni ed al 11,6 sulle seconde. Nel migliore dei casi, l'aumento potrebbe essere contenuto di mezzo punto. In tal caso, sulle prime case la Tasi scatterebbe al 3 per mille, mentre sulle seconde al 11,1 per mille. Alla base del ritocco dell'aliquota, le richieste economiche dei Comuni. L'associazione dei sindaci sostiene che senza questo aumento non avrebbero le risorse per concedere le detrazioni fiscali che dovrebbero riconoscere ai proprietari di casa. Così da limitare l'impatto della Tasi all'1 per mille, come previsto dalla Legge di Stabilità; per riuscirci, però, devono applicare prima l'aliquota massima (quel 2,5 per mille destinato a diventare 3/3,5 per mille) e poi concedere discrezionalmente le detrazioni fiscali, in funzione al reddito.
Sta prendendo piede all'interno del governo la possibilità di far scattare questi aumenti d'imposta a giugno. Vale a dire, dopo le elezioni europee. Per il governo le motivazioni dello slittamento non sarebbero da legare alla campagna elettorale, bensì alla possibilità di detrarre dalla Tasi il pagamento della mini-Imu. Quest'imposta è dovuta dai proprietari di casa che gravano nei comuni che hanno applicato l'aliquota massima ed ha un calcolo complicato. Rappresenta il 40% della differenza tra quanto versato dal proprietario di casa a cui è stata applicata l'aliquota massima, e quanto avrebbe dovuto realmente pagare.
Secondo la legge di Stabilità, questa mini Imu dovrebbe essere pagata entro il 24 gennaio prossimo. Ma per il governo dovrebbe diventare una specie di acconto della Tasi, destinata a slittare a giugno. Secondo la Confedilizia (ormai sul piede di guerra), le imposte sulla casa salirebbero da 42 miliardi di euro, con un aumento del 193% rispetto all'Imu.

E Daniele Capezzone annuncia la ferma opposizione di Forza Italia contro «la stangata sulla casa».

Commenti