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Le telefonate che imbarazzano Esposito

Nuova bufera sul magistrato che condannò Berlusconi: spuntano conversazioni con un avvocato in cella per mafia

Le telefonate che imbarazzano Esposito

«Gli sbirri sono tutti uguali», mastica amaro l'avvocato. E lui, il giudice, gli risponde dall'altro capo della cornetta: «È il classico comportamento dei carabinieri». È il 17 luglio del 2011. Mario Nocito, l'avvocato, commenta al telefono il mancato invio in Procura di una denuncia presentata da un maresciallo dei carabinieri. Il suo interlocutore è Antonio Esposito, presidente della sezione feriale della Corte di Cassazione che due anni dopo avrebbe condannato Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione per frode fiscale, anticipando a mezzo stampa le motivazioni della sentenza. Si scambiano una battuta, magari di dubbio gusto, ma nulla di più. Parlano come fossero conoscenti di lunga data, come avevano già fatto in altre occasioni in cui s'erano sentiti per fissare cene o scambiarsi opinioni su questioni personali. Niente di penalmente rilevante, tutto agli atti di un'inchiesta che ha portato in carcere il civilista - accusato d'essere il garante di un patto tra cosche e politica - e mezzo comune di Scalea, sindaco in testa.

La scelta dei difensori di Nocito di chiamare Esposito a testimoniare nel processo in corso davanti al Tribunale di Paola ha fatto emergere le relazioni tra i due, oggetto di parte delle 30mila pagine di intercettazioni messe sul banco dalla Dda. E l'alto magistrato, che non è tra gli imputati né è mai stato sfiorato dalle indagini, è finito all'angolo per le sue frequentazioni. «Il dottor Esposito non ha mai avuto rapporti di amicizia con le persone coinvolte nell'inchiesta che ha portato all'arresto di Nocito e del sindaco di Scalea, con i quali ha avuto solo saltuari incontri - sporadici con il sindaco - nel breve periodo di vacanza trascorsa nell'estate del 2011, e in alcuni fine settimana, nella propria residenza estiva di Scalea», si sono affrettati a precisare al primo stormir di cronaca i suoi legali, aggiungendo: «Le cene alle quali si fa riferimento, di numero ridotto, sono state tutte promosse da un amico del dottor Esposito, un imprenditore della zona, che alle stesse aveva invitato anche altre persone». Ieri, però, il Corriere ha pubblicato nuovi e più ampi stralci dei brogliacci, minando la tesi degli incontri occasionali. Tra le conversazioni finite in pagina quelle nell'ambito delle quali si concordano pranzi, si invocano consigli sulle strade da seguire dopo la bocciatura al concorso per magistrati di Nocito jr., si ragiona dei presìdi giudiziari da chiudere per via della spending review come pure «dei casini che il sindaco di Scalea sta combinando con quei locali dati in comodato al presidente».

Immediate le reazioni politiche, con Forza Italia in prima linea. «Questo è lo stato della giustizia in Italia e questi i protagonisti moralmente opachi che decidono il corso della politica e irridono il giudizio degli elettori», dice Mariastella Gelmini. «Mi viene un dubbio: vuoi vedere che alla fine si scoprirà che è stata la mafia a volere la condanna di Berlusconi?», rincara la dose Daniela Santanchè. Ironico Luca D'Alessandro: «Siamo in attesa di conoscere le motivazioni per le quali il Csm non punirà il giudice Esposito per l'ennesima discutibile vicenda che lo riguarda».

Il 28 gennaio, intanto, il Tribunale paolano deciderà se autorizzarne la citazione. «L'audizione del dottor Esposito - sottolineano al riguardo i legali del presidente - è stata richiesta unitamente a quella di altri sei giudici per valutare se l'avvocato Nocito godesse di considerazione e stima nell'ambiente forense, circostanza, a quanto si apprende, già ritenuta irrilevante dal pm di udienza». Così, se il Collegio giudicante accoglierà le richieste della difesa, nel processo alle 'ndrine deporranno come testimoni diversi magistrati. Tra loro Franco Greco, per anni sostituto procuratore a Paola, oggi in servizio a Lagonegro: censurato nel 2010 dal Csm per aver realizzato abusivamente una piscina sotto casa, compare nella lista depositata dalla difesa di Nocito. Quasi uno scambio di cortesie, visto che l'avvocato calabrese figurava tra i testi citati da Greco nel procedimento penale (poi archiviato) nato da un esposto da quest'ultimo presentato contro due colleghi magistrati.

Nulla di strano: storie di giustizia all'italiana.

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