Terremoto, la rabbia di Sgarbi contro chi demolisce l'Emilia

Sant'Agostino (Ferrara)Molto più di un'azione dal sapore dannunziano. Ancor più eclatante della protesta di un comitato civico a difesa di un edifico storico vincolato dalla Sovrintendenza. Con la sua tenace opposizione alla demolizione del municipio di Sant'Agostino, comune simbolo del ferrarese dopo la scossa del 20 maggio e il crollo dei capannoni industriali, Vittorio Sgarbi ha segnato uno spartiacque tra quello che significa la tutela del beni storico artistici e la ragion di Stato che impone di demolire tutto ciò che è pericolante, anche se vincolato. Troppo costoso recuperare affreschi e strutture antiche, molto più facile buttare giù tutto e ricostruire. Al risparmio. Se questo è il precedente, le tante chiese, i municipi e gli altri edifici storici della Bassa modenese, reggiana e ferrarese sono «avvertiti».
A contraltare della vibrata azione dimostrativa del critico d'arte, coinvolto doppiamente come esperto e anche come figlio di questa terra, ieri nel piazzale del Comune di 3.500 anime devastato dalla prima scossa delle 4 di mattina, c'era Filippo Marvelli, assessore ai Lavori pubblici, che ha coordinato le operazioni di demolizione. Lui, sicuro del mandato ricevuto dal sindaco, ha liquidato il palazzo costruito nella seconda metà dell'Ottocento (risale al 1875) arricchito da affreschi e da un lampadario di vetro di Murano regalato alla municipalità da Italo Balbo (e salvato dai vigili del fuoco il 4 giugno scorso), con poche parole: «Si tratta di opere di soggetto campestre realizzate da artisti locali e comunque non sarebbe stato facile recuperarle».
Così alle 15 la dinamite ha fatto brillare per due secondi e mezzo quello che subito dopo non era altro che un cumulo di macerie e ha smesso di essere per sempre il cuore civico di una delle città che ha pagato di più in termini di vittime, la devastazione del terremoto in Emilia. Con Sgarbi, che aveva preannunciato già mercoledì azioni per bloccare la demolizione anche il sovrintendente Salvatore Settis, Tommaso Montanari, l'ex sovrintendente Elio Garzillo e il comitato regionale di Italia Nostra. Ma anche il questore di Ferrara, che ha chiesto di prendere tempo. A confortare Sgarbi era stata la relazione della Sovrintendenza che aveva indicato di salvare almeno gli affreschi dei primi del Novecento. Ma non c'è stato nulla da fare. «Atto vandalico e criminale. La posizione di chi ha voluto vedere saltare il Municipio è barbara. Ma non sempre la maggioranza ha ragione. La mia è la stessa posizione di Settis e del precedente soprintendente Garzillo». Così il critico ferrarase ha definito quello che è successo ieri a Sant'Agostino, per nulla preoccupato del lancio di bottigliette e di oggetti e addirittura di un'aggressione ai suoi danni mentre subito dopo le 14 era intento a «denunciare la scempiaggine» e cercare di bloccare la distruzione. La cosa non finirà qui. Sgarbi ha annunciato querele nei confronti di chi ha «permesso tutto ciò». «Sono come i talebani a Bamiyan - ha detto al Tgcom -. Risponderanno in tribunale. Non ci volevano le bombe»,
Dall'altro lato della piazza, mentre un centinaio di cittadini sotto la canicola assisteva impassibile, l'assessore già pensava a domani.

«Abbiamo seguito tutte le procedure e la demolizione è andata bene, nessun danno. C'era un po' di tristezza - ha detto Marvelli - ma è anche il segno della ripresa. Ora si potrà partire col concorso di idee per un nuovo palazzo». Forse al peggio non c'è mai fine.

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