Milano - Se fosse vero, sarebbe uno scoop. Nelle pieghe del processo a Silvio Berlusconi per i diritti tv c'è una rivelazione che era sfuggita finora a tutti: giornalisti politici, alleati, avversari. Un testimone dice che in Italia era pronta per essere varata la legge che obbligava Berlusconi a rendere trasparente il suo impero: quasi la famosa legge sul conflitto di interessi, evocata o temuta da più di vent'anni. E l'aspetto forse più clamoroso è che ad approvare la legge doveva essere proprio il governo presieduto dal Cavaliere.
Di questa legge in realtà non c'è mai stata traccia. Ma ne parla esplicitamente una mail che per i giudici d'appello è al primo posto negli elementi di prova per incastrare Berlusconi alle sue responsabilità. È la mail che il 12 dicembre 1994 un contabile della 20th Century Fox invia a Mark Kaner, capo della distribuzione internazionale della major. Il contabile si chiama Douglas Schwalbe, e si trovava nelle condizioni di dover spiegare al suo capo il ritardo di un po' di pagamenti. Per la Procura, per i giudici di primo e secondo grado, quella mail - recuperata dalla Guardia di finanza nel corso delle indagini - è un po' la «pistola fumante» di questo giallo, un racconto dall'interno del sistema messo in piedi da Berlusconi per fregare il fisco gonfiando il prezzo dei film. Per la difesa è un testo senza né capo né coda, scritto da un tizio che neanche sapeva di cosa stesse parlando: come dimostrerebbero una serie di vistosi strafalcioni. Chi ha ragione? Anche qui, la risposta definitiva verrà martedì prossimo dai giudici della sezione Feriale della Cassazione, chiamati a valutare il ricorso del Cavaliere contro la condanna a quattro anni per frode fiscale.
Ma cosa dice, la mail riportata quasi per intero a pagina 121 della condanna in secondo grado? Che «in due parole l'impero di Berlusconi funziona come un elaborato shell game con la finalità di evadere le tasse italiane». Lo shell game, per chi non le sapesse, è un gioco dove si deve scoprire sotto quale guscio è nascosto un nocciolo. E fin qua, è esattamente la teoria sostenuta dall'accusa. «I profitti vengono tenuti in Svizzera. Come sappiamo le banche svizzere proteggono la privacy dei loro clienti», aggiunge Schwalbe, spiegando che «non si vuole che Rete Italia faccia utili o faccia figurare utili». E poi la rivelazione choc: «A rendere le cose peggiori al momento è arrivato il decreto del governo italiano che dice che Berlusconi stesso deve disfarsi delle sue finanziarie e rendere pubblica la sua società». La data della mail è 12 dicembre 1994. Il presidente del Consiglio che avrebbe emanato il decreto è Silvio Berlusconi, che venti giorni prima era stato raggiunto dal famoso avviso di garanzia e che dieci giorni dopo rassegnerà le dimissioni.
Basta questo a rendere inverosimile l'intera mail di Schwalbe? Secondo le difese di Berlusconi c'è dell'altro: un passaggio, non riportato nella sentenza, in cui Schwalbe rivela a Kaner che è «in corso un'offerta pubblica per le società televisive di Berlusconi, denominandola Big Tv, escludendo la Mondadori e i supermercati».
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