Ci sono tre aggettivi che ammorbano il mondo della moda: cool, iconico e ladylike. Queste abusate parole appaiono come la rucola negli anni Ottanta: ovunque e anche a sproposito. Ieri sulle passerelle di Milano si sono viste troppe proposte stile signora perbene, poche degne di entrare nella categoria della modernità senza annoiare. In questo senso egregio ci è apparso il lavoro di Andrea Incontri, un giovane designer alla sua seconda sfilata del prêt-à-porter femminile, che ha dimostrato di saper maneggiare i tessuti con sapienza. «Ho voluto ricreare l'attitudine all'eleganza - spiegava mentre mandava in scena abiti che esigono un certo portamento come i vestiti colonna in sablè di lana o i completi con piccole giacche e gonne lunghe. Poetiche le rose stampate con un gusto fané e interessante la tecnica artistica del «frottage» che attraverso lo sfregamento dà vita a stampe che sembrano disegnate con la grafite. Forza e candore sprigionavano le uscite in total white di Angelo Marani, stilista imprenditore che ogni stagione sfida se stesso sul piano della sperimentazione. Questa volta è il tessuto scuba a entrare con impeto hi-tech e grande raffinatezza. Indimenticabili il cappotto a uovo con maniche kimono in neoprene foderato con tessuto a maglia jacquard che ricorda l'optical di Vasarely, gli abiti che danzano sul corpo grazie a tagli ingegnosi. Speciali le sweatshirt in mix di matelassé, neoprene e felpa, ricamate e indossate su jeans di raso stretch e pizzo. Le maniche giganti dell'abbigliamento sportivo e i dettagli delle felpe davano un piglio moderno anche agli ensamble di Frankie Morello, il brand fondato da Maurizio Modica e Pierfrancesco Gigliotti che sono riusciti nel difficile compito di mettere le ali a tessuti corposi come i matelassé lurex e i tubici. «Ci siamo ispirati alle atmosfere noir del film Black Dahlia» spiegavano gli stilisti prima di far sfilate bellissimi sweater dai volumi importanti su gonne sottili e deliziosi abiti bustier. Tutti i materiali erano preziosi e su alcuni i ricami erano fatti con frammenti di specchi. Perfetti gli accessori come le borse rigide e i guanti ricamati di paillette. Poetici i lunghi vestiti tricottati di Kristina Ti. «Sono partita da dove tutto è cominciato, dalla lingerie» dichiarava la stilista Cristina Tardito prima di snocciolare un'affascinante teoria di camicie over su culotte in pelle laserata ma anche in macro pied-de-poule, tweed e persino eco pelliccia indossati su calze gioiello. Ci vuole un grande talento per rinnovarsi senza annoiare e una grazia innata per rimettere in pista lo scozzese senza che sappia di stantio. Lo hanno fatto Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi per Fay ripristinando la tradizione tutta italiana dei bottoni smaltati a mano che decorano i cappottini in tartan, i tailleur e le giacche da equitazione con profili di pelle spazzolata, le minigonne chiuse con il tipico gancio.
Tutt'altro film nella sfilata Mila Schön: al giro di boa di un cambio della direzione dopo l'uscita di Bianca Gervasio, la collezione non è riuscita a esprimere quell'eleganza così straordinaria che all'epoca aveva conquistato una star come Mina. Insomma, cercansi una nuova Mila disperatamente.Toh, al giovane stilista piace l'abito collegiale
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