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Torino, la Regione vince la guerra del "suk": basta illegalità

Dopo un lungo braccio di ferro il Comune di Torino accetta regole stringenti per il mercato di libero scambio di via Carcano

Barattolo (Facebook, Paolo Hutter)
Barattolo (Facebook, Paolo Hutter)
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Da una decina di anni al mercatino del Barattolo di Torino si può trovare un po' di tutto: abiti, libri, mobili e altri oggetti usati, più o meno di valore, che possono avere una nuova vita. I prezzi sono molto contenuti e, proprio per tale motivo, il mercatino di via Carcano è molto popolare. Chi lo visita non compra per forza qualcosa, ma di sicuro ci fa un giro molto volentieri.

Anche per le migliori iniziative, però, ci può essere una magagna, che rischia di gettare fango su tutto quanto c'è di buono. Nel caso specifico il problema è questo: alcuni venditori non rispetterebbero le regole. Il fatto è stato denunciato da molti commercianti e da alcuni esponenti del centrodestra.

Conosciuto come “suk” il mercatino nelle ultime settimane è tornato al centro del confronto politico in Consiglio regionale. C'è un nodo sostanziale da sciogliere: la Regione Piemonte ha introdotto una legge che limita i mercati di libero scambio a un massimo di 12 giornate l’anno. Sono ammesse deroghe ma solo attraverso una convenzione formale. Insomma, organizzare i mercatini quando e come si vuole non è ammesso. Questa è la regola decisa dalla Regione. Il Comune di Torino, però, per il 2025 ha rinnovato l’autorizzazione all’associazione che gestisce il mercato di via Carcano senza tenere conto della convenzione prevista dalla Regione.

Un rinnovo tacito, da qualcuno definito "buonista", che ha sollevato non poche critiche da parte del centrodestra, causando un taglio di 300mila euro ai finanziamenti regionali al Commercio destinati alla città di Torino. Un taglio pesante, questo, che avrebbe finito per penalizzare anche i commercianti onesti e rispettosi delle regole.

Quando il consiglio regionale si è occupato del caso l’assessore regionale di Fratelli d’Italia, Maurizio Marrone, ha denunciato la presenza di merce taroccata o di dubbia provenienza e quella di “commercio solidale” solo a parole. I dati della polizia locale parlano centinaia di casi di articoli non autorizzati e di decine di sequestri. Questi fatti incontrovertibili hanno fatto scattare l’aut aut al sindaco Stefano Lo Russo: il mercatino si fa ma solo se si rispetta la legge regionale.

Dopo un braccio di ferro il Comune ha accettato la convenzione, accollandosi tutti i controlli: dal censimento dei venditori, all’inventario delle merci, all’ordine pubblico, coinvolgendo anche Prefettura e Guardia di Finanza. Il mercatino si potrà fare fino a 40 volte l’anno. Un finale dolce, degno di Natale. Peccato solo che la sinistra l'avesse buttata in polemica: "La Regione Piemonte - ha dichiarato la consigliera regionale dem Nadia Conticelli - continua a utilizzare la povertà e le persone più fragili come strumento di scontro politico con il Comune di Torino".

Da questa storia a lieto fine emerge una amara constatazione. La sinistra che guida il Comune di Torino tende a voler passare sopra le regole, quasi fossero un fastidioso orpello.

Lo fa sia per quanto riguarda i militanti del centro sociale Askatasuna, che da tempo immagina "legalizzati", sia facendo finta di nulla rispetto alle illegalità degli ambulanti del Suk. Ovviamente non tiene conto che, così facendo, danneggia in primis i cittadini onesti.

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