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«Torniamo all’Ici: si pagherebbe meno con zero burocrazia»

«Torniamo all’Ici: si pagherebbe meno con zero burocrazia»

Il vecchio detto, si stava meglio quando si stava peggio. «L’Imu strangola il mercato del mattone? Torniamo a un modello stile vecchia Ici, quando erano i Comuni a decidere le aliquote».
Il modo per salvarsi, forse, c’è ancora e la ricetta è quella di Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia. «In questo modo ci sarebbe meno burocrazia e la tassa sulla casa diminuirebbe automaticamente». Altrimenti «il mercato collasserà».
Tanto per essere chiari.
«Eh sì. Il difetto dell’Imu è quello di essere un’imposta a “filosofia espropriativa”, che prescinde dal reddito che il bene produce».
«Filosofia espropriativa»?
«Sì, quando il reddito che si riceve dal bene, non è più sufficiente a pagare l’imposta e, quindi, raggiunge un effetto espropriativo».
Come se perdessimo il valore delle case?
«Praticamente sì. Il fatto è che l’Imu è smodatamente alto. Una tassa patrimoniale non può colpire il bene, più del reddito che il bene stesso produce».
La nuova tassa stravolgerebbe anche la mentalità degli italiani abituati da sempre al valore del loro mattone?
«È già stravolta. Quando gli italiani cominceranno a fare i conti, si accorgeranno che il reddito ottenuto dalle loro case, non sarà sufficiente a pagare l’imposta».
Ma le difficoltà non c’erano anche prima?
«Prima dell’Imu era già difficile trovare qualcuno che investisse in un immobile per trarne un reddito. Da oggi sarà praticamente impossibile».
L’Imu sulle seconde case strangolerà anche gli affitti?
«Intanto un equivoco da chiarire: con il termine seconde case si pensa a quelle al mare o in montagna che, in parte, giustificherebbero anche un Imu superiore a quello per la prima casa. Ma non si pensa mai che, invece, gran parte delle seconde case sono destinate esclusivamente agli affitti».
Trova che una tassa sulle case affittate sia ingiusta?
«Non solo è ingiusta, è anche assurda e porterà allo strangolamento del mercato. Il pericolo è che la locazione, già ridotta al lumicino, scompaia del tutto, e ciò avrebbe nel nostro Paese effetti sociali devastanti».
Insomma, era meglio la vecchia Ici.
«Sicuramente. Con l’Ici erano i Comuni che stabilivano le aliquote ed è per questo che fra le due imposte, oggi, ci sono differenze tanto abnormi».
Ad esempio?
«A Forlì la variazione fra Ici e nuova Imu porta a un aumento del 3.037%, a Parma del 748%, a La Spezia del 636%, a Savona del 359%, a Siena del 300%».
E, quindi, come ci salviamo?
«Lo Stato dovrebbe rinunciare alla propria quota di Imu. Così la responsabilità piena del disagio abitativo ricadrebbe solamente sui Comuni che in questo modo non potrebbero nascondersi dietro a foglie di fico. A quel punto non avrebbero più scuse».
E che succederebbe?
«L’Imu si abbasserebbe automaticamente perché i sindaci, che scelgono l’aliquota, senza la quota da corrispondere allo Stato, sarebbero più responsabilizzati a farebbero pagare una tassa più bassa o accettabile».
E se questo non si verificasse?
«Sarebbe la fine dei contratti di locazione in Italia e tantomeno delle locazioni a canone calmierato.

Di conseguenza anche il valore delle case diminuirebbe e gli acquisti a scopo di investimento, oggi già in crisi, non avrebbero più ragione di esistere».

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