MilanoPena sospesa. Per ora. La Procura di Milano blocca l'esecutività della sentenza confermata ieri dalla Cassazione e che vede il direttore responsabile del Giornale Alessandro Sallusti condannato in via definitiva a 14 mesi di reclusione per diffamazione a mezzo stampa nei confronti del magistrato Giuseppe Cocilovo. Si tratta di una sospensione automatica, prevista dal codice, che sposta di trenta giorni la deadline di un provvedimento che mette l'Italia ai margini della civiltà giuridica occidentale. Poi? «Vedremo», risponde il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati.
IL TERMINE
Si vedrà fra trenta giorni, termine fissato a partire dalla trasmissione ufficiale del dispositivo della sentenza dalla Cassazione alla Procura del capoluogo lombardo. A quel punto, scadranno i termini per chiedere al Tribunale di Sorveglianza una misura alternativa: l'affidamento in prova ai servizi sociali o la detenzione domiciliare o la semilibertà. Escluso il primo caso («Non chiederò l'affidamento ai servizi sociali, mi rifiuto di essere rieducato», ha detto ieri il direttore ai suoi giornalisti), restano due misure restrittive che in ogni caso contraddicono i principi della libertà di stampa e opinione, richiamati ieri ancora una volta da Sallusti. Dunque, «si vedrà».
NESSUNA RECIDIVA
Di sicuro, la Procura di Milano - cui spetta l'esecuzione della sentenza, perché rispetto al giudizio primo grado è stata apportata una modifica solo sull'entità della pena passata da un ammenda di 4mila euro alla detenzione - non ha riscontrato cumuli di pena né recidive reiterate specifiche contestate formalmente al direttore del Giornale. Una posizione decisamente più ragionevole rispetto a quanto sostenuto dai giudici di Appello, che hanno negato la sospensione condizionale della pena anche in ragione degli altri procedimenti penali subìti da Sallusti come giornalista, oltre che - tesi oltremodo abnorme - a causa della sua «pericolosità» sociale e del rischio di reiterazione del reato.
L'UDIENZA
Il problema - come sempre - diventano i tempi della giustizia. Perché qualora Sallusti decidesse di chiedere al Tribunale di Sorveglianza una misura alternativa al carcere, i tempi di fissazione dell'eventuale udienza potrebbero essere decisamente lunghi. Le prime date disponibili per le persone non detenute - spiegano nel Palazzaccio milanese - sono tra luglio e settembre 2013. Dunque ben oltre il termine dei 30 giorni. Quindi si arriverà speditamente alla fine di ottobre, quando scadrà la sospensiva. Il Quirinale ha fatto sapere nella serata di ieri che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano «esaminerà con attenzione la sentenza» pronunciata ieri dalla Cassazione, aprendo dunque alla possibilità di concedere la grazia, che peraltro il direttore del Giornale non intende chiedere.
BRUTI LIBERATI
Dunque, se Sallusti non si rivolgerà ai giudici di Sorveglianza dovrà andare in carcere per un articolo, di cui peraltro non è l'estensore? «Non rispondo ai se - dice Bruti Liberati al Giornale - ne riparliamo tra 29 giorni».
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