La Ue non fa sconti all'Italia E l'Ocse vieta il taglio dell'Imu

La Ue non fa sconti all'Italia E l'Ocse vieta il taglio dell'Imu

RomaIl governo conferma l'intenzione di dare ossigeno alle famiglie e alle imprese, e ripristinare condizioni più favorevoli alla crescita dell'economia. Ma nel mettere a punto i singoli provvedimenti, avverte il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, l'esecutivo si muoverà «con prudenza, per evitare passi affrettati». In ogni caso, il deficit entro il 3% del Pil «è un limite invalicabile» che l'Europa ci chiede di rispettare non solo nel 2013, ma anche negli anni successivi. «Cercheremo di adottare tutte le misure necessarie per consentire un approccio rapido e soddisfacente ai problemi più urgenti. Dall'Imu, e in generale la tassazione sulla casa, agli esodati e alla cassa integrazione», promette il ministro.
Nonostante le prudenti rassicurazioni di Saccomanni, lo scoglio dell'Imu si staglia minaccioso sulla rotta del neonato governo Letta. L'Europa non entra nel dettaglio delle manovre fiscali all'interno di ciascun Paese, ma dall'incontro fra il neo premier Enrico Letta e il presidente della Commissione Ue, Manuel Barroso, non emergono scostamenti dall'ortodossia. L'Italia deve «accelerare con le riforme, ridure il debito e il deficit», dice Barroso, che pure definisce «urgenti» gli sforzi per la crescita. Letta conferma gli impegni presi dal governo precedente, e annuncia che nelle prossime settimane presenterà a Bruxelles un piano di interventi. E poi ci si mette di mezzo anche l'Ocse, che avverte: «La priorità per l'Italia non è il taglio dell'Imu, ma la riduzione della tassazione sul lavoro».
Il caso Imu resta al centro del dibattito politico. Il Pdl, con Renato Brunetta, conferma che eliminazione dell'imposta sulla prima casa e restituzione di quanto pagato nel 2012, è «questione dirimente» rispetto alla partecipazione al governo. «Enrico Letta sta operando per superare la tassa», interviene il ministro per la Riforme, Gaetano Quagliariello (Pdl). Il Pd ricorda che per cancellare l'Imu bisogna trovare le risorse, e Mario Monti commenta: «L'Imu è importante, ma non degna di considerazione morbosa da parte del mondo politico».
Sulla contestatissima imposta sarà necessario fare chiarezza anche nel Documento di economia e finanza, approvato in extremis dal governo Monti, che definisce l'Imu non più «sperimentale» (così nel decreto Salva Italia), ma duraturo nel tempo anche oltre il 2014. Tenendo conto di questo problema, Saccomanni invita il Parlamento ad approvare il Def a saldi invariati; poi, in tempi compatibili con la chiusura in giugno della procedura Ue per deficit eccessivo, il governo presenterà una nota di aggiornamento, che recepirà le intenzioni programmatiche enunciate dal presidente del Consiglio.
C'è molta carne al fuoco per Enrico Letta e i suoi ministri economici. Oltre all'Imu, la riduzione della pressione fiscale sul lavoro, il «no» all'aumento dell'Iva, la caso degli esodati, la revisione della riforma Fornero sul lavoro, il finanziamento della la cassa integrazione in deroga. I soldi da trovare sono tanti. Il governo, assicura Saccomanni alle commissioni speciali di Camera e Senato, presenterà al Parlamento «appena possibile» gli interventi, ai quali verrà data «adeguata copertura nel pieno rispetto degli impegni europei». In breve, niente riduzioni fiscali finanziate in deficit. Lo conferma Letta, incontrando il segretario generale dell'Ocse Angel Gurria: «L'Italia ha una pressione fiscale insostenibile, ma noi dobbiamo procedere senza rilassamenti nei conti pubblici. La crescita non sarà alternativa al rigore».
Anche l'Ocse riconosce che la pressione delle tasse nel nostro Paese è molto elevata. Però, nell'Economic Survey presentato a Roma, le previsioni economiche sono poco incoraggianti e in un quadro simile «è impossibile ridurre in modo significativo il livello complessivo dell'imposizione». Per l'organizzazione economica internazionale il taglio dell'Imu «non è la priorità, la prima cosa da ridurre è il peso fiscale sul lavoro».

Il Pil italiano decrescerà quest'anno dell'1,5%, e tornerà a crescere in misura assai modesta (+0,5%) solo nel 2014. Saccomanni però ricorda che l'uscita dalla procedura Ue di infrazione «libera» 10-12 miliardi di cofinanziamenti per i fondi strutturali, che potranno essere utilizati con «margini di flessibilità».

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