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Ue senza vergogna: più soldi ai partiti

L'Europa tira la cinghia ma il Parlamento di Strasburgo vuole aumentare del 9% i fondi alle forze politiche

Ue senza vergogna: più soldi ai partiti

Roma - C'è un Parlamento, in Europa, in cui malgrado la crisi e la progressiva impopolarità della casta, gli stipendi dei deputati stanno per essere ritoccati al rialzo e il finanziamento ai partiti sta per crescere di una percentuale quasi a due cifre. Questo Parlamento (o meglio: questi Parlamenti, visto che le sedi sono due) è quello europeo. Che nel silenzio generale sta facendo una sua particolarissima spending review al rialzo.

La vicenda è rivelata da un articolo dell'inglese Daily Telegraph, che è andato a frugare tra le pieghe del bilancio 2014 scoprendo che l'Europarlamento di Bruxelles e Strasburgo l'anno prossimo ci costerà 56,4 milioni di euro in più. Il costo totale dell'euroassemblea - composta da 766 membri di 28 diverse nazioni e con 24 lingue ufficiali - toccherà così 1,86 miliardi di euro. Numeri sconcertanti considerando che ogni Paese membro sta soffrendo - chi più chi meno - i morsi di una crisi che non accenna a finire ed è alle prese con i tagli alla spesa pubblica.

Il grosso degli aumenti riguarda gli stipendi dei parlamentari e dei funzionari: 40 milioni annui in più (+4,4 per cento) per una spesa totale che sfiora il miliardo. Ad almeno tre «euroburocrati» meritevoli sono garantite - alla faccia della crisi - promozioni, un regalino da 180mila euro all'anno l'uno. E non finisce qui: mentre in Italia infuria la polemica sul finanziamento pubblico dei partiti, che potrebbe essere sbianchettato del tutto, l'ineffabile Bruxelles garantisce ai partiti politici europei, che per altro sono mostruosità politiche frutto dell'assemblaggio di sigle politiche nazionali spesso molto lontane tra di loro, un aumento del 9 per cento. Soldi che i partiti potranno spendere allegramente nella campagna per le elezioni della prossima primavera.

Elezioni che rischiano di costare caro al cittadino del Vecchio Continente. A Bruxelles si stanno facendo tutti gli sforzi per aprire prima del voto (anticipato al 22-25 maggio rispetto alle date previste del 5-8 giugno per dar tempo all'assemblea di prepararsi per l'elezione del presidente della Commissione europea di luglio) la Casa della Storia Europea, una struttura che «promuoverà la consapevolezza dell'identità europea». Fini assai nobili ma altrettanto costosi: per il periodo 2011-15 erano stanziati 31 milioni di euro per la ristrutturazione e l'ampliamento dell'edificio, 21,4 milioni per le mostre permanenti e temporanee e 3,75 milioni per costituire la collezione. Ma lo sforzo per anticipare l'apertura di un anno rispetto all'iniziale obiettivo del 2015 varrà (si fa per dire) l'anno prossimo un conto di 13 milioni, il doppio rispetto al previsto. Lo stesso vale per il cosiddetto «Parlamentarium», un'esposizione multimediale che celebra il lavoro dell'assemblea europea: il conto aumenta del 27 per cento raggiungendo i 5 milioni all'anno. Insomma, mentre ovunque in Europa musei e gallerie spesso prestigiosi chiudono i battenti o sono costretti a drastici ridimensionamenti, il Parlamento europeo trova giusto autocelebrarsi così.

La conseguenza inevitabile di questa sfacciata politica è l'aumento dell'euroscetticismo non solo in Gran Bretagna, dove da vent'anni esiste l'Ukip, il partito per l'indipendenza del Regno Unito che chiede l'uscita dall'Ue, ma nel resto dell'Europa. Un'epidemia a cui la stessa Ue risponde spendendo, secondo indiscrezioni raccolte dallo stesso Telegraph, circa 2 milioni di euro per controllare coi cosiddetti trolls i dibattiti online in vista delle prossime elezioni.

Insomma, paghiamo per metterci il bavaglio da soli.

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