Ultima gaffe di Passera: torna Silvio? Un male

Il ministro dà lezioni: ira del Pdl che lascia il Senato. E qualcuno ricorda l’inchiesta a suo carico per i guai col fisco

Ultima gaffe di Passera: torna Silvio? Un male

Corrado Passera assolve se stesso e impartisce lezioni agli altri. Il ministro che ha avuto guai con il fisco, condanna i ministri del passato e poi dice che non si può tornare indietro. Ma ai più pare di avere ascoltato il responsabile dello Sviluppo che si candida a un nuovo giro di giostra nel ruolo di premier. Il primo, e forse il più scontato, tra i coming out attesi dai ministri che vogliono restare al governo ancora per qualche anno.

Dice che i segni meno davanti agli indicatori economici del Paese sono un eredità degli ultimi dieci anni, ma dà l’impressione di non volersi prendere responsabilità per le cose fatte e non fatte. Al massimo, Corrado Passera è disposto a impartire lezioni sulle candidature sull’operato e sulle candidature altrui.

Ieri ha fatto un intervento di quelli che non piacciono molto a Mario Monti, per quanto anche il premier ogni tanto riservi qualche frecciata alla sua maggioranza. Ad Agorà , sulla Rai, ha parlato di Berlusconi e di quello che il Cavaliere ha detto mercoledì notte, di una sua possibile candidatura a premier.

«È ovvio che non posso entrare nelle dinamiche dei singoli partiti. Dal punto di vista Italia, noi dobbiamo, secondo me, dar la sensazione che andiamo avanti. Tutto ciò che può fare anche soltanto immaginare al resto del mondo, ai nostri partner, che si torna indietro non è bene per l’Italia». Il senso è: l’Europa non vuole un ritorno dell’ex premier.

Severo con gli altri, molto tollerante con se stesso. Le percentuali snocciolate da Berlusconi a Palazzo Grazioli, che provano come il Paese sia in ginocchio dopo la cura Monti, non lo colpiscono. Dati macroeconomici, molti dei quali riguardano competenze del dicastero che Passera guida, ma lui ne dà una lettura assolutoria. «Una rappresentazione apparentemente concreta, ma molto poco obiettiva», spiega. Perché «molte delle cose che ha citato nel suo elenco il presidente Berlusconi vengono da dieci anni di cattiva gestione di questo Paese. Tutti noi sappiamo che un anno fa il nostro Paese è arrivato vicinissimo, sì, veramente in quel momento vicinissimo a scivolare», nel baratro. Peccato che le cifre fornite dal leader del centrodestra, raccolte da economisti vicini all’ex premier, si riferiscano solo a variazioni che si sono verificate tra il 2011 e il 2012, cioè durante il mandato del governo tecnico.

Lezioni fuori luogo quella del ministro Passera, commentavano ieri gli esponenti del centrodestra, per una volta a una voce sola. Perplessità anche nel centrosinistra. Moltissime quelle inespresse, come già successe quando si aprì il caso delle inchieste a suo carico per evasione, di quando era manager. Nel pomeriggio circolavano insistenti voci su un Monti irritato con Passera. «Oggi ho parlato con Passera - ha poi spiegato il premier in una smentita tiepida- ma non ho parlato delle sue dichiarazioni» su Berlusconi «che ho letto successivamente. Se ravvisassi nelle dichiarazioni dei ministri elementi suscettibili di critica affronterei il tema con i ministri. Ci possono essere singole dichiarazioni più o meno felici» e «bisogna considerare il contesto», ha aggiunto, senza specificare dove sono quelle di Passera.

A dare voce alle bocciature non Pdl ci ha pensato Francesco Rutelli. Le parole del ministro, per Rutelli, «fanno emergere le contraddizioni» di questo governo. «Certo, vero che Monti ci ha salvato» ma Passera deve decidere «o fa il governo tecnico o il governo politico» e aggiunge che «se membri dell’attuale governo diventano politici, hanno il diritto di farlo, ma emergono immediatamente le conseguenze». Le conseguenze abbozzate dall’esponente centrista sono le dimissioni che ieri ha chiesto quasi tutto il centrodestra.C’è chi va oltre come il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto. Non contano solo i mille tavoli aperti dal ministero e mai chiusi.

Né le leggi per lo sviluppo senza risorse. «Non è un povero untorello come il ministro Passera a determinare la nostra posizione, ma qualcosa di molto più serio e consistente». Cioè il no a tutta la politica economica di Monti.

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