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Verona, Bossi trova la quadra E pensa di tornare con il Pdl

Il via libera del Parlamento del Nord: liste civiche col nome di Tosi insieme alla Lega. Tutti i dubbi del Senatùr sullo strappo: "Se le amministrative vanno male ricuciamo"

Verona, Bossi trova la quadra  E pensa di tornare con il Pdl

Roma - Lo si dice solo nelle birrerie di Monaco o nei corridoi di via Bellerio, ma è il pensiero del capo, e non solo suo: nel 2013 si tornerà al vecchio «asse del Nord», rottamato a parole (anche dal Pdl) ma in verità sempre pronto a riemergere. Bossi se l’è lasciato sfuggire e il Corriere della Sera lo ha colto al volo: «Se va male alle amministrative sarà dimostrato che dobbiamo tornare con Berlusconi». Il che significa, tradotto dallo slang politico-ermetico di Bossi, due cose ben diverse. Primo, che il capo crede più al vecchio accordo politico col Cavaliere che alla Lega solitaria, che poteva piacergli vent’anni fa, quand’era più giovane e spericolato, ora meno (anche se poi corregge il tiro con una nota: «Per adesso non torniamo con Berlusconi, siamo su fronti diversi»). Secondo, che un mezzo flop alle amministrative non sarebbe poi un dramma per la Lega. Il motivo è semplice: i comuni in ballo sono molti ma piccoli, e quelli grandi sono dati o per vinti (tipo Verona) o già per persi (tipo Monza o Piacenza, dove pure il Carroccio gioca una buona carta, Massimo Polledri, deputato). Negli altri casi, a parte forse il comune simbolico di Cassano Magnago, città natale dell’Umberto, se la corsa autonoma della Lega non sfonderà pazienza. A quel punto sarà già tempo di pensare all’assetto per l’appuntamento di lì a undici mesi, cioè le politiche 2013. E il ritorno allo schema Pdl-Lega è la prospettiva più probabile, persino per il «ribelle» Maroni, che è sulla stessa linea di Bossi ma con una sfumatura diversa. Il colonnello varesino pensa a un accordo col Pdl di Alfano, con cui è in ottimi rapporti, mentre Bossi parla sempre di Berlusconi, con cui è legato da amicizia e fiducia personale. Nel mezzo, Tremonti, che oscilla tra i due come un pendolo.

Anche nell’ottica dei «barbari sognanti», cioè i maroniani, l’asse col Pdl ha un senso. Se la Lega dev’essere un partito di sindaci e governatori che amministrano la Padania, l’intesa col Pdl è essenziale (in Lombardia, Veneto, Piemonte e altri eventuali). Perciò persino Maroni è filo-Pdl, ma mai ufficialmente. Le comunali saranno anche un modo per contare le forze relative di Lega e Pdl e poi calcolare i valori della prossima alleanza. In alcuni casi la Lega sfonderà anche da sola, come appunto a Verona, ma altrove sarà più una corsa-test, come a Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado italiana dove al probabile crollo del Pd farà il paio un possibile aumento del centrodestra: più Lega o più Pdl? Appunto, si vedrà.
Intanto si è risolto il caso Tosi, con una riunione dei capi al Parlamento del Nord nella vicentina Sarego da cui è uscita una soluzione che è una vittoria per Tosi. Nel senso che non ci sarà una lista Tosi separata dalla Lega, ma Tosi sarà sostenuto «da Lega e diverse liste civiche che avranno nel simbolo - spiega un’autorevole fonte veronese della Lega - un elemento chiaramente riconducibile a Tosi». Tipo il cognome: «Gli amici di Tosi», «Verona per Tosi», «Forza Tosi» o cose del genere, dove sarà chiaro che la civica è di Tosi. Quindi invece di eliminare le liste legate al sindaco di Verona, il pasticciaccio leghista sortirà l’effetto opposto, moltiplicarle. Lo sapremo meglio venerdì, quando verrà ufficializzata la decisione veneta.
Ma sul voto quanto influirà l’inchiesta giudiziaria che, in Regione Lombardia, coinvolge anche la Lega? Bossi non sembra preoccupato: «È una cosa messa in piedi da un balordo (il testimone su cui si basano le indagini dei pm, ndr). Non credo a spartizioni tra Pdl e Lega di cui si parla. Personalmente non ho mai avuto sentore di cose del genere. La questione sta diventando pesante anche grazie a voi giornalisti».

Monti è sempre il «figlio delle banche e dell’Europa messo lì a fare il cattivo», mentre Calderoli presenterà in Cassazione sette proposte di legge di iniziativa popolare per risollevare le sorti del popolo italiano e padano. Con Monti, dice «il Calde», l’unica certezza è che «il debito pubblico è destinato ad aumentare».

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