Nell'uso dello strumento delle intercettazioni ci sono stati «abusi» e serve «un intervento normativo». Lo afferma il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, in un'intervista a «Tempi». Le intercettazioni «in un Paese civile debbono rispettare tre interessi concorrenti: quello degli inquirenti di disporre di un insostituibile strumento di indagine; quello della libera stampa di esercitare il suo diritto all'informazione, e, infine, quello della riservatezza, rigorosamente tutelato a norma di Costituzione nei confronti dei terzi estranei alle indagini». Ma «dire che nella nostra cronaca più o meno recente l'equilibrio tra questi diritti sia stato sempre rispettato senza che si siano verificati abusi vuol dire recitare la parte di Alice nel paese delle meraviglie. Perciò credo che un intervento normativo su questa materia sia opportuno, non con spirito di rivalsa contro qualcuno e tanto meno contro un ufficio giudiziario, il legislatore scrive regole generali e astratte e non consuma mai vendette».
Vietti torna anche sul ricorso del capo dello Stato Giorgio Napolitano contro i pm di Palermo, affermando che «il presidente della Repubblica ha esercitato un suo legittimo diritto, utilizzando uno strumento che l'ordinamento appronta proprio per risolvere, nel rispetto delle regole, casi in cui le norme possono prestarsi a plurime interpretazioni».
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