Il vigile-rambo confessa: «Volevo fare una strage»

Il vigile-rambo confessa: «Volevo fare una strage»

nostro inviato a Varese

La collega che l'aveva denunciato, la Guardia di Finanza che aveva indagato, la giornalista che l'aveva «calunniato», il giudice che l'aveva condannato. Era ancora lungo l'elenco delle persone di cui vendicarsi e comprendeva, chissà perché, anche Ilda Boccassini. I primi due delle lista, sindaco e vice sindaco di Cardano al Campo, li aveva già colpiti ora toccava agli altri. Quando è stato bloccato infatti, Giuseppe Pegoraro, l'ex ghisa «vendicatore», aveva appena tentato di incendiare l'abitazione della vigilessa. Subito dopo l'arresto infatti la polizia ha perquisito la sua abitazione di Busto Arsizio, trovando una sorta di testamento spirituale dove venivano riassunte le sue disgrazie, indicando con nomi e cognomi i suoi obiettivi.
Pegoraro, 61 anni, ex vicecomandante dei vigili di Cardano, era finito nei guai nel 2005, coinvolto con altri sei dipendenti comunali in un'indagine per truffa. La solita storia di straordinari messi in conto ma mai effettuati. La denuncia era partita da una vigilessa, Nicoletta De Castro, le indagini svolte dalla Guardia di finanza. La vicenda fu seguita per il giornale locale La Prealpina da Sarah Crespi e si concluse con una condanna in primo grado il 16 ottobre 2012, inflitta dal giudice Adet Toni Novik. Tutti nomi, insieme a quelli del sindaco Laura Prati e al suo vice Costantino Iametti, finiti nella sua lista nera.
Così martedì alle 9.30, armato fino ai denti, parcheggia la sua Peugeot rossa davanti al municipio, sale le scale per iniziare la sua vendetta. I primi a cadere sono Prati e Iametti: colpiti da cinque proiettili, finiscono all'ospedale, operati d'urgenza. Gli interventi vanno bene, le prime ore di degenza anche: la prognosi resta riservata ma i due dovrebbero cavarsela. Uscendo dal municipio mentre sale in auto, incrocia un collega che cerca di fermarlo, i due si scambiano una quindicina di colpi. Nonostante i vetri infranti e le gomme a terra, Pegoraro continua la sua azione implacabile. Poche decine di metri poi l'assalto alla Cgil, colpevole di non averlo difeso nelle sue vicissitudini. Fa uscire tutti poi lancia una molotov che annerisce i vetri d'ingresso. «Ma lui non era un nostro iscritto né si era mai rivolto a noi». I ci mancherebbe, Pegoraro oltre tutto è anche un mezzo estremista di destra. «Un po' nazista» aggiunge chilo conosce bene.
L'ex vigile va avanti, gli «appuntamenti» della giornata sono ancora tanti. Prossima fermata la casa della De Castro, inaffiata di benzina, poi non incendiata chissà per quale ragione. Ma ormai siamo agli sgoccioli.

Poco distante l'uomo incrocia la polizia, spara due colpi contro una volante, poi viene bloccato dal vice questore Gianluca Dalfino. La perquisizione nella sua abitazione farà scoprire l'elenco della altre vittime e le sue intenzioni finali: rifugiarsi in mezzo ai boschi tra l'Italia e la Svizzera dove vendere cara la pelle.

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