Vince la lobby dei gay: Letta sposta la Biancofiore

Omosessuali più potenti dei cattolici, che si sono opposti invano alla Bonino ministro

Vince la lobby dei gay: Letta sposta la Biancofiore

La lobby dei gay è più forte di quella dei cattolici, che pure sono in Italia certamente più numerosi e più radicati. L'equazione è però dimostrata da ciò: che i gruppi di pressione cattolici pur storcendo la bocca non sono riusciti a evitare che Emma Bonino, con trascorsi di impegno per l'antiproibizionismo, per il suicidio assistito, per l'aborto, andasse a occupare uno dei ministeri più prestigiosi, quello degli Esteri; mentre le potentissime associazioni per i diritti degli omosessuali hanno proprio ieri ottenuto ciò che volevano, vale a dire la rimozione di Michaela Biancofiore da sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega alle Pari opportunità. Una bocciatura mascherata, come spesso accade, da promozione: l'esponente altoatesina del Pdl infatti è stata assegnata una delega nell'ambito della pubblica amministrazione.

Il pretesto per sbianchettare il nome della Biancofiore alle Pari opportunità sono state le frasi riportate ieri da diversi quotidiani in cui l'esponente del Pdl si difendeva dalle accuse di omofobia. «Le associazioni gay sono una casta che si autodiscrimina e che fa una discriminazione preventiva contro di me», le sue parole. E poi: «Gay discriminati? Se è per questo sono più discriminate le donne. Perché invece di fare queste sterili polemiche le associazioni gay non fanno comunicati sugli omicidi delle donne?». E ancora: «Impareranno a conoscermi e capiranno che sono assai diversa da come mi dipingono. E comunque sappiano tutti che non mi lascerò intimidire. Spiace davvero che questi attacchi siano arrivati dai campioni della tolleranza».

Biancofiore però non avrà modo di dimostrare agli omosessuali di non avercela con loro, di essere «sempre stata dalla parte dell'amore senza se e senza ma, io vivo e lascio vivere». Quelli che avevano sparato ad alzo zero contro la sua nomina hanno la sua testa impagliata sopra il camino. Esulta Nichi Vendola, presidente di Sel: «Almeno la decenza è salva. La Biancofiore come in passato anche oggi ha dato prova sulla stampa dei suoi pregiudizi e del suo disprezzo sul tema dei diritti delle persone». Esulta Franco Grillini, presidente di Gaynet: «Nel ministero dove si combattono le discriminazioni ci vuole qualcuno che almeno non abbia mai parlato male dei soggetti colpiti dalle discriminazioni stesse». Esulta Anna Paola Concia, ex deputata del Pd: «Non posso che accogliere con un sospiro di sollievo la decisione del presidente del consiglio. Si è riparato ad un danno e, come la rete ha evidenziato immediatamente, si era collocata la persona sbagliata nel posto sbagliato». La Concia evidenzia il ruolo del tam tam informatico che ha spinto Letta a rimuovere a tempo di record la Biancofiore. Parole più pesanti dei fatti.

Nel centrodestra c'è rabbia e fastidio. «Ho letto le interviste della Biancofiore e sinceramente non ho trovato che abbia detto frasi sconcertanti, se poi ci si riferisce a frasi pronunciate in passato allora tutto può essere usato come pretesto», dice Maurizio Gasparri a Sky. «Biancofiore è notoriamente persona molto sensibile, sempre pronta a battersi contro ogni forma di ingiustizia e discriminazione per cui trovo davvero assurde e strumentali le polemiche che la vedono coinvolta», dice sbigottita Gabriella Giammanco, deputata del Pdl.

E c'è chi ravvede nella decisione di Letta un germe di debolezza: «Se a ogni elemento di contestazione il premier Letta entra in crisi e cambia gli organigrammi dà l'immagine di un governo debolissimo che non reggerà a lungo», dice l'esponente del Pdl Pietro Laffranco.

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