Tollerare l’intolleranza può essere rischioso. Può sembrare un gioco di parole ma non lo è. Consentire quanto successo in questi giorni nei nostri atenei, dove a giornalisti e intellettuali è stato negato il diritto di parola, può far precipitare la situazione verso scenari già tristemente noti, come quello degli anni di piombo. A lanciare l’allarme è il ministro Francesco Lollobrigida. In occasione della ricorrenza del 16 marzo 1978, quando fu rapito il presidente della Dc Aldo Moro e vennero trucidati i cinque uomini della sua scorta, l’esponente di Fratelli d’Italia parla di «squadrismo rosso». «La tolleranza per gli eccessi nelle proteste degli anni Settanta ha portato al terrorismo e al suo rafforzamento».
Il riferimento più diretto è a quanto accaduto alla Federico II di Napoli dove al direttore di Repubblica Maurizio Molinari, tacciato di sionismo, è stato im pedito di parlare da parte di un gruppo di estremisti di sinistra filopalestinesi. Per il ministro dell’Agricoltura è allarmante che un posto come l’università («luogo di confronto per definizione») sia teatro di un simile fanatismo. «Purtroppo - osserva Lollobrigida - accade spesso nei confronti di persone che hanno un orientamento politico differente rispetto a quello degli squadristi rossi dei centri sociali. Credo che non si debba dimenticare che questo è già accaduto nei primi anni ’70, alla fine degli anni ’60. La tolleranza rispetto a questi episodi ha portato poi al terrorismo e al suo rafforzamento, fino all’episodio di Aldo Moro, che con il suo sacrificio creò un allarme democratico talmente ampio che ci permise di sconfiggere quel fenomeno brutale, che è l’eversione e il terrorismo».
Intolleranza, squadrismo e uno strisciante antisemitismo camuffato da pacifismo ideologico filopalestinese. Un quadro preoccupante. Ma non per tutti. Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, per esempio, se la prende con Lollobrigida: «Soppesi meglio le parole. I fatti della Federico II sono sì incresciosi ma non possono essere letti come anticipazioni di nuove forme di terrorismo». Nel giorno del ricordo delle vittime di via Fani tutto il mondo politico esalta il contributo in termini di sangue offerto alla difesa della democrazia da Moro e dalla sua scorta. E i rimandi all’oggi sono tanti e inquietanti. La ferocia ideologica è tornata a essere coltura fertile di violenza. Anche il presidente Mattarella (foto basso) ha avvertito in questi giorni la necessità di lanciare un monito all’indirizzo degli atenei. «All’università di Napoli si è passato il segno» è il commento del capo dello Stato che invita gli atenei a riscoprire la loro vera natura di luoghi di incontro e di scambio.
E di tolleranza. Quella che non hanno trovato i giovani di Forza Italia che proprio in ricordo delle vittime del terrorismo hanno inscenato alla Sapienza un silenzioso flash mob, ac- colto dalla professoressa Donatella Di Cesare come un «atto di squadrismo». In questo caso l’università ha prontamente sottolineato la natura democratica e rispettosa del gesto che non hanno affatto impedito - come recita un comunicato della presidenza della facoltà - «il regolare svolgimento delle lezioni».
L’intolleranza rischia poi di scadere in una deriva antisemita come più volte ricordato dai rappresentanti delle comunità ebraiche italiane. Tanto che a gennaio era stato vietato a Roma il corteo pro-Gaza programmato proprio in coincidenza con la Giornata della Memoria.
«Abbiamo visto - aveva detto in quell’occasione il presidente della Comunità ebraica romana Victor Fadlun - iniziative analoghe degenerare in comizi grondanti odio, appelli all’uccisione degli ebrei, bandiere israeliane bruciate e aggressioni agli agenti».
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