Politica

Voci di rimpasto: Monti ed Epifani ministri nel Letta bis?

Rimpasto di governo più vicino: in bilico Saccomanni, Giovannini e Kyenge. Il Pd vuole la testa della De Girolamo. Spunta Tabacci

L'ex premier Mario Monti
L'ex premier Mario Monti

Che ne direste se nel governo Letta entrassero - come ministri - anche Mario Monti e Guglielmo Epifani? Il primo all'Economia, il secondo al Welfare. Per ora sono solo voci, ma girano con una certa insistenza nell'ottica di quello che potrebbe essere un imminente rimpasto di governo. Per risolvere qualche problemino (d'immagine ma non solo) e rimediare a qualche figuraccia rimediata negli ultimi mesi. Ve lo immaginate? Altro che nuovo corso della politica se a Palazzo Chigi dovessero entrare l'ex premier e l'ex segretario del Pd. Il ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio, non si sbilancia, ma fa capire che qualche cambiamento è possibile: "Se a seguito della nuova agenda del Governo - dice a SkyTg24 - ci sarà bisogno di rinnovare le persone su cui camminano le idee, credo che il presidente del Consiglio e il presidente della Repubblica lo valuteranno molto seriamente". E sul nome di Monti si limita a sottolineare: "Non lo so, ma di certo la competenza e professionalità di Monti non si discutono".

Tra i ministri in bilico ci sarebbero anche la Nunzia De Girolamo - per le note vicende legate alle intercettazioni in Campania -, Enrico Giovannini (per le critiche espresse al Jobs act di Renzi) e Cécile Kyenge. Quest'ultima potrebbe decidere di correre alle elezioni europee e lasciare l'esecutivo in vista della campagna elettorale. "Il mio mandato ministeriale - chiarisce il ministro dell'Agricoltura De Girolamo - è sin dal primo giorno del mio insediamento, nelle mani del Presidente del Consiglio, ma sono pronta a difendere con tutte le forze che ho in corpo la mia dignità e la mia onestà. Constato con amarezza - prosegue - che la scala dei valori viene sovvertita e chi è accusato di aver violato la legge viene ritenuto più credibile di chi invece la legge l’ha rispettata". Intanto da Monti arriva subito una smentita, forse per mettere le mani avanti, definendo l'ipotesi di far parte di un eventuale Letta bis "un miraggio". "Mi pare del tutto improbabile che mi venga chiesto di entrare a far parte del governo - spiega l'ex premier - comunque, non sarei disponibile, né per l’Economia né per altre posizioni".

Ma vediamo come si stanno muovendo i partiti della maggioranza. Se il Pd vuole rinviare rinvia ogni ipotesi di rimpasto a dopo il patto di programma, il Nuovo centrodestra di Alfano sembra frenare, temendo, forse, di perdere troppe pedine importanti. Scelta civica auspica senza tentennamenti un Letta-bis. Il "nodo principale" da scigliere", comunque, resta quello della legge elettorale. Nel frattempo Letta prosegue nella sua mediazione su "Impegno 2014", fiducioso, assicurano i suoi, che ci siano le basi per fissare un’agenda che consenta di andare al voto nel 2015 con in tasca risultati importanti. Da mercoledì, quando rientrerà a Roma dal Messico, il premier tornerà a dedicarsi a tempo pieno al dossier, perché il patto di coalizione possa essere siglato la settimana successiva. In che modo, è ancora da definire. E da palazzo Chigi non escludono neanche un passaggio parlamentare.

Quanto al rimpasto, Letta non scarta a priori nessuna ipotesi, spiegano fonti governative: neanche il varo di quel Letta-bis che Scelta civica, il partito al momento meno rappresentato, invoca a gran voce: "Nuova maggioranza, nuovo governo.
Magari!", dice il capogruppo Sc Gianluca Susta. Ma l’idea piace poco al Ncd, che ha ben 5 ministri, ma sente di meritarli tutti, visto che per questo governo ha consumato una scissione. Ad ogni modo, ora il «problema» sono i contenuti, taglia corto Angelino Alfano: "A noi nessuno ha posto sinora un problema di sedie o di poltrone". Il rimpasto non è all’ordine del giorno, dicono anche dalla segreteria del Pd: ora si parla di temi, solo dopo se ne potrà discutere. Tanto più che, spiega qualche parlamentare, per tenersi le mani libere, Renzi potrebbe non avere nessun interesse a inserire facce ’renzianè nell’esecutivo Letta-Alfano.

Il sindaco ha ribadito a Letta di non avere la tentazione di riportare il Paese alle urne in primavera (nonostante le pressioni che vengono anche da parte dei suoi, sindaci in testa). Ma non rinuncerà a essere un pungolo per il governo. E non rinuncia, adesso, alla sua iniziativa. A partire da Jobs act e legge elettorale.

E, con tutta probabilità, fatta quest'ultima il cammino verso nuove elezioni sarà breve.

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