Sette giorni e sei notti dopo Yara non si trova. Trascorre il tempo lento e marcio di cattivi presagi, ma nulla. Non una traccia, non un indizio, nemmeno un particolare che dia il là unindagine sensata. Insomma si cerca a vuoto, ormai quasi dando per scontato ciò che nessuno vorrebbe mai sentire.
Nonostante le forze messe in campo da carabinieri, vigili del fuoco, soccorso alpino e Protezione civile, la tredicenne che amava volteggiare sembra essere stata inghiottita dal nulla.
Ora spuntano persino i sensisitivi. Uno sostiene che la ragazzina sia morta, uccisa «da una persona pericolosissima con qualche disturbo mentale che si era innamorato di lei. Un uomo di un certà età».
Le ricerche, intanto, si vanno allontanando sempre più da casa e dalla palestra dove Yara è stata vista lultima volta. Si sono allargate nei comuni vicini e ora vengono battute le campagne fino a Dalmine, a una ventina di chilometri di distanza. Si è passati anche da Almenno San Bartolomeo e da Almenno San Salvatore. Sono state perlustrate le cave ai confini con la valle Imagna. Vallata dopo vallata, in mezzo alla neve, con un freddo implacabile, i volontari continuano a frugare.
Gli inquirenti, coordinati dal pm Letizia Ruggeri, ricominciano ogni volta da capo per trovare un appiglio forse trascurato.
Ieri hanno di nuovo sentito vicini di casa e conoscenti. È stato convocato anche Enrico Tironi, il giovane denunciato per procurato allarme dopo aver fornito una testimonianza ritenuta inventata. Gli investigatori hanno voluto ascoltarlo ancora per chiarire la sua posizione, ma sempre in qualità di testimone. Nulla trapela sul contenuto dellinterrogatorio.
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