Un aspetto del confronto in atto all'interno del Pdl riguarda la natura e i compiti che un partito deve assolvere, pur al cospetto di una leadership che nessuno può mettere in discussione. Per capire quanto si tratti di una questione controversa e delicata, vale la pena ricordare che Adriano Olivetti, a cavallo della caduta del fascismo e della nascita della Repubblica, individuò nei partiti un ostacolo al dispiegarsi di una democrazia fondata sulla persona. In questo modo l'imprenditore di Ivrea andava controcorrente, poiché l'antifascismo propugnava la centralità dei partiti quali architrave della nascente democrazia. In realtà, la sua concezione della democrazia presupponeva la libertà della persona all'interno della cellula naturale e storica della comunità, fondante l'edificio istituzionale di natura federalista. Per Adriano Olivetti la democrazia poteva addirittura prescindere dall'organizzazione dei partiti. Quanto più forte e consapevole fosse stata, infatti, la partecipazione dei cittadini all'interno della comunità territoriale, con una assunzione autonoma e diretta di responsabilità di governo, tanto meno necessaria sarebbe stata la funzione dei partiti. In base alla sua concezione, derivata in parte dall'insegnamento di Simone Weil, l'organizzazione centralizzata di partito rappresentava la negazione della libertà e della creatività della persona.
Certo, oggi i partiti sono profondamente cambiati rispetto all'epoca in cui l'imprenditore utopista di Ivrea fondava il movimento politico delle comunità. C'è chi li rimpiange, nel senso di recuperare un modello di formazione politica e di radicamento sul territorio ancora oggi ritenuti giustamente necessari. Ma c'è anche chi li ritiene definitivamente superati, a vantaggio di modelli fondati sulla leadership e la personalizzazione della politica. C'è infine chi, come lo scrivente, considera possibile un equilibrio fra questi due modelli, un mix tra la leadership carismatica e l'organizzazione territoriale. Sono dell'avviso, infatti, che tra il partito novecentesco, oggetto delle critiche di Adriano Olivetti, e un semplice comitato elettorale che esaurisce le sue funzioni al termine di ogni competizione elettorale, vi sia lo spazio di un partito nuovo, più democratico e aperto alla società.
La storia di Forza Italia, fino a poco tempo fa considerato un partito di plastica, ha dimostrato che in realtà era stata imboccata una strada originale, frutto della sintesi tra la forza trainante e democratica della leadership e la necessità di dover contare su un partito organizzato, capace di sviluppare un rapporto costante con gli elettori attraverso una classe dirigente formata sul territorio.
In fondo, l'incontro tra la storia di An e quella di Forza Italia sono destinate ad integrarsi, dotando il Pdl del vantaggio della leadership e nello stesso tempo del partito organizzato. Perché questo risultato si adempia occorre soltanto fare spazio al lavoro politico paziente e certosino, di chi si vota a costruire, a unificare, a lavorare insieme.
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