Intesa, Beltratti parte favorito per il consiglio di gestione

Oggi, con ogni probabilità, sarà nominato il nuovo consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo e, soprattutto, si conoscerà il nome del suo presidente. Benché ci sia ancora chi non esclude una riconferma di Enrico Salza, il candidato con maggiori chance resta Andrea Beltratti, nome ufficiale espresso dalla Compagnia di San Paolo, prima azionista di Ca’ de Sass, con il beneplacito delle altre Fondazioni socie. Proprio intorno a tale «accordo tacito» ruota la nuova puntata della saga. Due giorni fa, Pietro Garibaldi, consigliere espresso dalla Compagnia di San Paolo, aveva di fatto bloccato l’attività del comitato nomine prospettando la possibilità che le due lettere ricevute dal presidente del consiglio di sorveglianza, Giovanni Bazoli, in cui le Fondazioni azioniste (Compagnia San Paolo e Cariplo da una parte e Cariparo, Carisbo e Cr Firenze dall’altra) indicavano Beltratti, celassero in realtà un «patto occulto», sanzionabile in base al Testo unico della finanza. La stessa Consob, dal canto suo, ha puntato l’attenzione su Intesa e in particolare sugli accordi per il voto in vista dell’assemblea sin dall’ottobre scorso e ora sta analizzando gli ultimi sviluppi. Non risulta comunque che Intesa si sia rivolta alla Commissione sul tema.
Dopo lo stop imposto da Garibaldi, che ha costretto Bazoli a richiedere un parere legale (si fa il nome dello studio Pedersoli), il comitato nomine tornerà a riunirsi questa mattina a Milano, per formulare la proposta, non vincolante, che nel pomeriggio sarà votata, probabilmente in forma palese, dal cds. «In caso di patto occulto - spiega Gabriella Opromolla, partner dello studio Calmetta avvocati - un qualsiasi azionista o la Consob potrebbero farne dichiarare la nullità rivolgendosi a un tribunale e ciò comporterebbe anche la annullabilità della delibera di nomina di cdg e presidente. Oltretutto, la Consob potrebbe congelare i diritti di voto, rendendo necessario per i “pattisti“ pubblicare l’accordo e successivamente ripetere la delibera di nomina dell’organo». Tutto, insomma, sta a capire fino a che punto le due lettere incriminate davvero configurino l’esistenza di un patto occulto tra i soci. Tuttavia, fonti vicine alla banca tendono a minimizzare, spiegando che il parere legale, qualunque esso sia, non dovrebbe precludere la nomina del cdg e del suo presidente. Anche perché, in caso di slittamento alla settimana prossima, si arriverebbe troppo a ridosso del cdg che il 14 maggio dovrebbe approvare la trimestrale. Le stesse fonti fanno notare che quella di Garibaldi sarebbe stata «un’iniziativa presa per eccesso di scrupolo, in un momento in cui era sotto pressione». Si vocifera, infatti, che il consigliere, contrariamente a quanto l’Ente che rappresenta in comitato nomine gli richiederebbe, non sia poi così disposto a sostenere Beltratti. Un po’, perché, si dice, al suo posto avrebbe voluto esserci lui; e un po’ perché Garibaldi è uomo vicino a Domenico Siniscalco. Ossia a colui che inizialmente era stato designato come il prescelto della Compagnia, e in particolare del suo presidente Angelo Benessia, per la presidenza del cdg. Se non fosse che settimana scorsa l’ex ministro del Tesoro ha deciso di ritirarsi dalla corsa. E proprio sui verbali trasmessi alla stampa e relativi alla decisione della Compagnia di San Paolo di designare Siniscalco si consuma una nuova battaglia all’interno dell’Ente. Benessia, infatti, secondo cui il colpevole della diffusione dei documenti sarebbe tra i membri di vertice, ha minacciato di presentare un esposto contro ignoti alla Procura della Repubblica. Un modo, stando ad alcune interpretazioni, per intimorire il consiglio generale che il 12 maggio potrebbe sfiduciarlo.

I «dissidenti» starebbero organizzando un incontro che si potrebbe tenere tra domani e lunedì e stanno studiando se trasformare l’ordine del giorno del 12 dalla sfiducia a una vera e propria richiesta di revoca, prevista tra l’altro anche dallo statuto della Fondazione (all’articolo 11). Resta poi da capire se Benessia punti ad arrivare alla resa dei conti rafforzando la propria posizione in corsa con la conquista di altri voti a proprio favore, oppure se si presenterà dimissionario.

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