Era inevitabile che il tentativo di cancellare la storia, di negare la barbarie comunista e di esaltare la violenza di piazza provocasse polemiche e reazioni. La strenua difesa dellassessore Paolo Veardo della scelta della sindaco Vincenzi di intitolare ai moti di Genova del 30 giugno la strada di sponda destra del Polcevera finirà in procura. Mentre il tentativo di non «disturbare» gli assassini di Ugo Venturini, ucciso da una bottiglia lanciata da squadristi comunisti che volevano impedire un comizio dellMsi, apre nuove ferite e soprattutto il dibattito sulle targhe «buoniste» poste sulle pubbliche vie.
Quelle aggressioni di piazza alla polizia organizzate dalla parte più antidemocratica della sinistra genovese contro il congresso missino del 1960 verranno esaltate dal Comune? Il consigliere comunale della Destra Gianni Bernabò Brea presenta uninterrogazione a risposta immediata.
Forza Nuova, reagisce informando di aver dato «mandato agli uffici legali nazionali del movimento ad inviare alla commissione toponomastica del Comune di Genova una querela per il reato di apologia ed istigazione a delinquere e a banda armata, querela che sarà poi allargata al Municipio Centro-Est e alla giunta comunale qualora verrà dato parere favorevole». La motivazione è tutta storico-politico. «Riteniamo che questa intitolazione sia espressione della negazione della democrazia perché ha impedito lo svolgimento di un congresso di un partiti, il Msi, legittimamente presente in Parlamento con la susseguente caduta del Governo Tambroni - scrive Mario Troviso - Per quanto riguarda la intitolazione di una via presso i giardini Brignole alla memoria di Ugo Venturini ribadiamo il nostro sdegno nei confronti della Commissione che in modo fazioso e partigiano impedisce di scrivere militante missino. Conosciamo tutti chi sia lassessore comunista Veardo e gli chiediamo il significato delle sue parole: «missino non si pùò scrivere perché crea divisioni e non si possono fare intitolazioni su fatti che dividono» Veardo ancora una volta dimostra la sua partigianeria ottusa e patologica».
Durissimo sulla negazione della verità storica da parte di Veardo, anche Gianni Plinio. Che da parte sua evidenza un altro tentativo delle amministrazioni genovesi di sinistra di nascondere gli scheletri della storia di violenza politica.
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