Investigazioni illegali: 20 rinvii a giudizio

Avrebbero creato un gruppo dedito a svolgere investigazioni illegali con gravi interferenze illecite in vite private, arrivando anche a corrompere funzionari pubblici per raggiungere il loro scopo. Per questa vicenda 20 persone sono state rinviate a giudizio dal gup Giovanni De Donato. Accolta così la richiesta del procuratore aggiunto Pietro Saviotti. Il processo nei loro confronti avrà inizio il primo dicembre davanti alla X sezione del tribunale penale collegiale. Nella vicenda erano coinvolte anche altre persone che hanno scelto di essere giudicate o con rito abbreviato o con patteggiamento. Le loro posizioni saranno esaminate in un’altra udienza fissata per il 28 settembre prossimo. L’inchiesta su un gruppo di 007 privati che, oltre le prerogative concesse dalla legge, e in cambio di denaro, su incarico di clienti interessati ad accertare l’infedeltà coniugale del proprio partner o ad acquisire preziose informazioni per motivi professionali, installavano microspie all’interno di auto e abitazioni, modificavano telefonini cellulari, si servivano di apparecchiature in grado di carpire dati informatici o video-sorvegliavano luoghi di lavoro con l’uso di telecamere nascoste, culminò il 13 maggio 2008 con l’arresto di 17 persone per fatti che risalgono alla fine del 2007 e ai primi mesi del 2008. Vi finirono coinvolti titolari di agenzie investigative, segretarie, detective, clienti committenti, tecnici esperti di intercettazioni, tre agenti della polizia di Stato e un dipendente dell’Agenzia delle Entrate. Associazione per delinquere, corruzione, intralcio alla giustizia, falsa testimonianza, rivelazione aggravata dei segreti d’ufficio, accesso abusivo al sistema informatico del ministero dell’Interno e dell’Agenzia delle Entrate, interferenza illecita nella vita privata attraverso intercettazioni abusive e violazione del decreto legislativo in materia di privacy.
Questi, a seconda delle singole posizioni processuali, i reati contestati. L’inchiesta era nata per caso: un uomo aveva portato la sua macchina dall’elettrauto perché la batteria faceva si scaricava in continuazione. Il problema era che questa alimentava anche una microspia nascosta nel mezzo. Di lì sono partiti i primi accertamenti che alla fine hanno coinvolto soggetti legati a una serie di agenzie.

Nel mirino del magistrato un vero e proprio mercimonio di dati personali per gli scopi più diversi: c’è il caso di una donna, che doveva essere ricattata per prestazioni sessuali, e su cui si sono svolte indagini illecite con riferimento al suo stato patrimoniale e alle sue abitudini sessuali, con tanto di immagini fotografiche e riprese idonee a screditarla; poi quello di una moglie che, ignorando di essere intercettata telefonicamente dal marito, era spiata tramite cimice anche nei suoi spostamenti in auto e quello di decine di soggetti su cui sono stati acquisiti informazioni di natura patrimoniale o circa l’esistenza di precedenti penali.

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