Gli inviati del raìs vanno a Bruxelles E quelli dei ribelli arrivano a Parigi

«Se passa la no fly zone i libici prenderanno le armi per difendere il petrolio». Un Gheddafi bellicoso affida a una televisione turca e alla francese Tf1 la sua minaccia all’Occidente, che è anche risposta indiretta ai ribelli di Bengasi che gli avevano dato tre giorni per arrendersi in cambio di un salvacondotto. La guerra minaccia di farla all’Occidente, additato come «colonialista» e intenzionato a rapinare il popolo libico della sua preziosissima risorsa, ma intanto la fa proprio al suo popolo, che in buona parte si è “permesso” di ribellarglisi: ieri sul campo di battaglia è stata una giornata che ha visto le forze di Gheddafi all’offensiva su diversi fronti, con molti morti. Quanto ai ribelli, il Colonnello si rifiuta perfino di nominarli: continua a ripetere che in Cirenaica non esiste un potere alternativo al suo, ma solo un pugno di terroristi di Al Qaida.
Affermazioni cui fanno seguito atti poco coerenti, come quello di mettere una cospicua taglia (400mila dollari) sulla testa di Mustafa Abdel Jalili, ex ministro della Giustizia e capo del Consiglio nazionale transitorio, costituito dagli insorti a Bengasi. Come la promessa di onorare gli impegni con le compagnie petrolifere straniere, compresa l’italiana Eni, perché come ha detto il ministro libico del petrolio «non intendiamo mettere in discussione le concessioni». Per non dire dell’invio in Europa di tre aerei con a bordo emissari destinati a trattative più o meno segrete e di cui poi diremo meglio. Ma questo è Gheddafi. L’uomo che ieri ha fatto raccontare alla televisione di Stato che il pesante bombardamento del terminale petrolifero di Ras Lanuf (e sembra anche quello di Brega) in mano ai rivoltosi non è mai avvenuto: a far esplodere in una nuvola di fuoco un enorme deposito di greggio sarebbero stati i terroristi islamici di Al Qaida con un loro attentato. Davvero poco credibile, visto che l’attacco su Ras Lanuf è durato ventiquattr’ore e ha costretto i rivoltosi a ritirarsi.
Il vero obiettivo di questi attacchi è di lasciare la ribelle Cirenaica senza carburante, il che significa tra l’altro senza corrente elettrica. Il giornale online Gulfnews scrive che entro una settimana le riserve di carburante si esauriranno. Con le raffinerie chiuse, l’unica soluzione al problema sembra essere l’invio del greggio in Europa (si parla anche dell’Italia) per farvelo raffinare e poi rispedirlo a Bengasi.
La battaglia tra forze ribelli e quelle fedeli al raìs continua anche in altre zone della Libia, soprattutto per il controllo delle città di Misurata e Zawiyah. In quest’ultima, che sorge a poche decine di chilometri dalla “gheddafiana” Tripoli, l’attacco contro i ribelli è stato pesantissimo, con impiego di decine di carri armati e artiglieria pesante: ma stabilire chi davvero controlli Zawiyah è impossibile, perché il governo ha proibito ai giornalisti di entrarvi.
Mentre la guerra tra fazioni libiche miete vittime sul campo, quella diplomatica è in pieno svolgimento. Ieri mattina la notizia della partenza da Tripoli di tre jet privati appartenenti alla famiglia Gheddafi aveva fatto perfino parlare della fuga all’estero del Colonnello e dei suoi familiari. Col passare delle ore si è invece appreso che gli aerei avevano trasportato emissari del raìs al Cairo e in Europa, appena in tempo prima del blocco dei voli a causa dell’embargo. Il generale al-Said al-Zawy ha portato un messaggio di Gheddafi al capo delle forze armate egiziane Hussein Tantawi e probabilmente incontrerà anche il segretario generale della Lega Araba Amr Moussa; un secondo aereo, con a bordo l’inviato Mohamed Tayala, si è fermato a Malta per un incontro col premier Lawrence Gonzi e ha poi raggiunto Lisbona, per colloqui col ministro degli Esteri portoghese alla vigilia dei cruciali incontri di Bruxelles che riguardano anche la Nato; un terzo aereo avrebbe come destinazione proprio la capitale belga, anche se fonti Ue smentiscono.
Ma anche i ribelli sono attivi sul fronte diplomatico.

Due inviati del Consiglio nazionale di Bengasi saranno ricevuti oggi dal presidente francese Nicolas Sarkozy all’Eliseo e ieri sera hanno fatto tappa a Berna dove hanno incontrato la presidente svizzera Micheline Calmy-Rey. Da martedì inoltre, spiegano a Bengasi, sono in corso contatti col governo italiano «che vanno nella giusta direzione».

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