Inzaghi e i 300 gol: «Sono diventato un ladro di palloni»

nostro inviato a Milanello

Il bomber dei due mondi ha fatto gol a Verona e a Yokohama, ne ha firmati trecento di gol e solo uno non ha festeggiato: «Quello al Piacenza, il primo in A, la squadra della mia città». Comincia così il lungo racconto di Filippo Inzaghi e della sua montagna di gol.
I NUMERI. «Il prossimo traguardo è già fissato: superare Roberto Baggio fermo a quota 318 gol: sarà difficile ma posso farcela, specie se dovessi continuare a stare bene come ora. Non ho smesso di inseguire Muller e tenere a bada Raul nella classifica degli euro-gol. Il numero che mi ha dato più soddisfazione è un altro: sono riuscito a far gol a 100 squadre, non sono poche».
IL GOL PIÙ IMPORTANTE. «A furia di rivederli tutti, ho scelto quello di Atene come il più importante. È servito a cancellare il grande rimpianto che avevo per la finale di Manchester quando Buffon mi parò il colpo di testa. Dopo Atene non ho dormito per 10 notti di fila, sono fatto così, è la mia forza. È successo anche al ritorno da Siena».
UN SOLO ASSIST. «È vero, ho fatto tanti gol e pochissimi assist. Ma ne ricordo però uno: nel ’98 al mondiale di Francia misi una palla sulla linea per Roberto Baggio. Il più bravo in questo è Kakà: con lui ho raggiunto una magica intesa».
ETICHETTA SCOMODA. «Non sono un fulmine di guerra nel dribbling ma credo di avere altre qualità come il fiuto per il gol. Non sono solo un rapinatore, so fare anche altro. Ho bisogno di stare bene fisicamente, di allenarmi tanto».
IL PARAGONE LINEKER. «Quella di Beckham è una definizione che mi è piaciuta: essere associato a Lineker, che è stato uno dei miei idoli da bambino, mi entusiasma. Pensate: per l’inglesino sceglievo la maglia numero 10 quando giocavo sui campetti».
DEDICA. «A Siena mi sono ricordato dei giorni e delle ore vissute ad Anversa, solo col mio dolore e un ginocchio da ricostruire. Molti pensavano che a 32 anni non ce l’avrei fatta. Perciò ho deciso di dedicare la mia impresa ad Abbiati (dovrà operarsi ad aprile, stagione finita, ndr). So di essere diventato un punto di riferimento per i giovani: a loro ho dimostrato che, volendo, ce la possono fare tutti».
I RIVALI PIÙ FORTI. «Per fortuna i più forti adesso giocano con me: sono Nesta e Maldini. Io studio molto, le caratteristiche di compagni e avversari, perciò spesso mi trovo al posto giusto nel momento giusto. Tra i portieri prima c’era Buffon, adesso col prodigio nel derby è salito in cima Julio Cesar dell’Inter. Non ho mai temuto alcun portiere: se sto bene, il gol, prima o poi, lo faccio».
L’EREDE PAZZINI. «Non ho fatto il cannibale con i colleghi, ora lego alla perfezione con Pato, lui e Borriello per i prossimi 10 anni saranno la fortuna del Milan. Ammiro Paloschi ma il mio vero erede è Pazzini».
LADRO DI PALLONI. «Sono diventato un ladro, ladro di palloni e di magliette. Ho portato via il pallone di Milan-Atalanta perché il figlio di Maldini mi ha detto: “Quando mai segnerai tre gol”. Forse ha ragione Christian».
FAMIGLIA E AMORI.

«Sono uno fortunato: ho fatto lo sport che mi piace, ho incontrato Alessia, ora pensiamo a un figlio».
MILAN PIÙ FORTE DI INTER E MANCHESTER. «Se stiamo bene tutti, facciamo vedere i sorci verdi non solo all’Inter ma anche al Manchester».

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