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Inzaghi malato lancia Gilardino: «Segna tu»

nostro inviato

a Milanello

Sono tutti vedovi di Inzaghi e dei suoi giochi di prestigio e sembrano inconsolabili. «Pippo per noi è stato importantissimo fin qui» sintetizza Shevchenko e naturalmente pensa alle due precedenti sfide contro Bayern e Lione, decise entrambe dal timbro galeotto di Inzaghi, il grande assente di una serata speciale. «Ci sono altri campioni per fortuna» continua Sheva e la chiosa pare un pensiero gentile dedicato a quel ragazzo di Gilardino, alle prime armi nel Milan e in Champions league, ancora a quota zero in Europa, una specie di malefico incantesimo più che un severo voto alle sue prestazioni. «Ne segnerai uno importante» la profezia del bomber con le tonsille gonfie e una febbre fatale che lo cancella dalla partita di San Siro, la «sua» partita. Dovesse avverarsi, bisognerà toccare Pippo come la statuetta di Padre Pio.
Sono tutti vedovi di Inzaghi ma c’è Shevchenko a consolare le legioni di tifosi rossoneri arrivati dietro il cancello di Carnago a invocare una foto e un autografo, una notizia definitiva sul conto di Pippo e del suo stato di salute. «Per superare il Barcellona dovremo giocare molto bene tutte e due le partite» comincia Sheva ed è una specie di pro-memoria spedito alla squadra intera che nei passaggi intermedi ha puntato tutto, o quasi, sulle stilettate di Inzaghi e su una manciata di minuti magici. «Non sarà decisivo un solo giocatore, io o Ronaldinho, no. Conterà lo spirito, fondamentale diventerà conquistare centimetri di campo con tutta la squadra» osserva saggio e defilato. Prima di scolpire sulla pietra di un lunedì da scampagnata la frase che più di tutte si addice all’occasione: «Per eliminare il Barcellona bisogna fare di più che contro il Lione». Non basteranno pochi, convulsi, strepitosi minuti per disarmare i catalani, come accadde coi francesi.
Shevchenko lo sa, tutto il Milan, tutti i milanisti adorano Ronaldinho, applaudito a scena aperta nella serata dedicata all’addio di Albertini. Il viaggio a Parigi, se mai ci sarà, arriverà al traino di questo e altri duelli suggestivi. «Anche noi giocatori del Milan in panchina l’abbiamo applaudito» ricorda Sheva per testimoniare di una stima che travalica i confini, le rivalità e si appunta sul genere di campione. «Lui esercita un fascino presso il pubblico, gioca col sorriso sulle labbra, cerca sempre il bello in campo ma anche noi abbiamo belle caratteristiche» sentenzia e forse parla anche a nome dei tanti che studiano da Ronaldinho dalle parti di Milanello, magari Kakà reduce da un mese di involuzione allarmante.
Sono tutti vedovi di Inzaghi, d’accordo, ma gli spagnoli hanno scovato un numerino che racconta di una bella e favorevole tradizione di Shevchenko, 5 gol contro Real e Barça, una specie di castigamatti. «Sono grandi sfide che mi eccitano, i due squadroni spagnoli giocano e lasciano giocare» la spiegazione sincera e lineare dell’asso venuto da Kiev a miracol mostrare. «Il Milan forse ha dalla sua l’abitudine a giocare certe partite, l’esperienza insomma, il Barcellona è temibile per la sua gioventù e per la sua baldanza»: divise così le due armate sembrano dimenticare Inzaghi e Deco, Messi e quanti non ci saranno. Peccato.

Shevchenko non ha intenzione di fermarsi ad aspettarli.

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