«... e mentre mamma orsa col suo piccolino si avvicinavano alla barca, dietro una foca-suicida saltellava schizzando a destra e sinistra. Attenta! Altrimenti gli orsi ti mangiano gridavano le persone della barca. Ma gli orsi invece di mangiarsela in un sol boccone, stranamente non guardavano neppure la spericolata bestiola... forse perché erano più attratti da Billy Budd, non l'avevano mai vista prima una barca...». C'è da immaginare che i compagni di classe dei nipotini di Mariacristina Rapisardi si stropicciano gli occhi dall'incredulità quando sentono le storie narrate da quella nonna. Non solo perché sono avventure straordinarie che parlano di mari ghiacciati e di iceberg, di scalate e di bellissimi animali ma perché sono-vere-per-davvero, scandiranno i due nipotini. È dura da digerire che una nonna parta per l'Artico con un equipaggio di una decina di persone neanche tutte esperte e diventi la prima italiana a aprire una nuova rotta a nord ovest. Come si fa a credere che sia proprio lei l'armatrice della prima barca da diporto che ha buttato l'ancora a Winter Harbor? Invece è-vero-per-davvero. Con Billy Budd la sua barca supertecnologica in alluminio di trenta metri e lo skipper Clive Shute ha sfidato i ghiacci dell'Artico aprendo una rotta mai percorsa prima tra l'oceano Atlantico e il Pacifico. Un'impresa eccezionale. Talmente eccezionale che anche gli orsi bianchi che ha incontrato lassù si sono meravigliati al punto da perdersi il succulento pasto di una grassa foca. Ma per Mariacristina Rapisardi, l'eccezionale è la norma. Sessanta anni, è avvocato, esperta di diretto internazionale nel campo della proprietà intellettuale con tre studi, a Milano, Londra e Losanna e 60 avvocati per il 90 per cento donne. «Perché sono brave - dice - ma anche perché quando ero giovane e ho cominciato a lavorare nessun uomo veniva volentieri a lavorare sotto una donna». Sfida i mari ghiacciati, arrampica (una volta si è ritrovata a dover dormire in parete), scia (preferisce il fuoripista). Eppure non è una spericolata. Il suo «osare» è prudente e calcolato: «basta organizzarsi», dice con una semplicità disarmante. Lavora sodo, ottiene molto, pretende tanto. Ma non è una manager da manuale. Niente taillerino ingessato, gioielli, o trucco impeccabile. Per lei la vacanza non è il giretto in barca a Porto Cervo, ma almeno 2000-2500 miglia alle più incredibili latitudini ogni estate, «senza mai dormire due sere nello stesso posto». È una pioniera, con due occhi che sprizzano l'entusiasmo di una ragazzina e il pranzo che sta tutto in un piattino di frutti di bosco. Quando è partita per l'ultima avventura la scorsa estate, aveva alle spalle 14 mila miglia di esplorazioni in ogni angolo di mondo, condivise per 35 anni col marito. È innamorata dell'Artico, della sua luce e del suo silenzio. Ma ha navigato nell'Antartico, in Patagonia, Chile, Groenlandia. È stata premiata nel 2006 con il premio Tilman dall'English Royal Cruising Club. Da sei anni condivide il timone della sua barca con lo skipper. In testa hanno la stessa idea: «around the corner». Niente paura, ma sempre andare oltre perché dietro «l'angolo» c'è qualcosa da scoprire. Con quella idea lei veleggia. Anche nella vita.
Che non le ha risparmiato schiaffi e dolori, fin da piccola. «Sarà anche per questo che si impara a vivere nel presente. E assaporare tutto», dice. Non c'è da stupirsi se ai nipoti la storia che preferisce raccontare è quella di Ulisse...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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