Ferruccio Gattuso
da Milano
Che fosse un Gesù particolare, lo si era intuito alla presentazione ufficiale del musical a Milano, qualche giorno fa, alle Messaggerie Musicali: capello corto e pizzetto alla D'Artagnan, il Messia di Jesus Christ Superstar nella versione allestita dalla Compagnia della Rancia appariva piuttosto un poeta esistenzialista, dirottato all'ultimo momento dal dolcevita nero alla tunica. Che fosse però, nella vita di tutti i giorni, un buddista è una di quelle notizie che fanno pensare. Insomma, per lui la superstar dovrebbe essere il Dalai Lama. E invece, Simone Sibillano di biblico non ha solo il nome di battesimo, ma anche un invidiato destino da protagonista nella prima versione assoluta in italiano del musical di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice. In cartellone dallaltro ieri al Teatro della Luna, il Jesus italiano conta su un cast di 20 elementi, band dal vivo, una scenografia suggestiva fatta di colonne romane e sabbia del deserto e - soprattutto - un'ambientazione contemporanea: anni '70 addio quindi, con buona pace dei nostalgici hippy. Da Budda a Gesù Cristo, e ritorno: non sembrano esserci problemi per Simone Sibillano, ventisettenne attore e cantante romano, cimentatosi in passato in altri musical come Il Fantasma dell'Opera, Il Grande Campione e Il ritratto di Dorian Gray. In fondo, il lavoro è lavoro e poi, volendo fare l'avvocato del diavolo (un tipo che con il Messia di cui sopra ha un conto in sospeso, diciamo, millenario), non è che se Sibillano avesse fatto la parte di Goebbels o di Attila qualcuno gli avrebbe detto: ma ti rendi conto che sei buddista? «Esattamente. Non è che buddismo e cristianesimo siano due realtà a tal punto inconciliabili da restare così sorpresi», si schermisce il «Gesù buddista».
Però la cosa è curiosa: è come se Del Piero si fosse cimentato come attore nella fiction dedicata al Grande Torino. O No?
(sorride...) «Se la si mette così... Io però sostengo che la mia fede buddista mi è stata di enorme aiuto per calarmi nel ruolo di Cristo. Anzi, tutti gli amici del gruppo buddista che frequento sono stati felici di questa mia esperienza».
In che senso il buddismo l'ha aiutata a impersonare Gesù?
«Innanzitutto perché, ripeto, ci sono affinità tra i due credi: il buddismo insegna a porre l'individuo al centro della vita, e a comprendere gli altri. La stessa attenzione all'uomo che ha il cristianesimo. Sono due religioni che possono portare benessere e pace nel mondo».
Com'è avvenuta la sua conversione?
«È successo due anni fa: stavo pagando una serie di scelte personali e di frequentazioni sbagliate. Non credevo più in nulla. I miei zii, buddisti da 20 anni, mi hanno spinto a questa scelta: dapprima temevo di perdere ciò che ero, vengo da una famiglia cattolica non osservante».
E ora questo ruolo...
«Ne sono fiero.
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