(...) Dopo qualche istante di buio di cui non ho ricordi particolari, inizio ad avvertire un rumore curioso e un dolore sinistro a livello delle mandibole che si insinuano nel cervello. Supina per terra, incapace di muovermi e piuttosto terrorizzata, sono cosciente. Sento i commenti della gente che risuonano come un mantra lontano: «Maledette buche!». Vorrei rassicurarli, dire loro che vorrei scrivere un articolo sullargomento, ma non sono nella condizione migliore per dettare un articolo a braccio.
Questo è quanto mi è accaduto sabato scorso, una storia finita bene altrimenti non sarei qui a raccontarla. Finita bene per una serie di coincidenze che fanno di me una miracolata: non andavo veloce; al momento dellimpatto non portavo gli occhiali; dietro di me non cera nessuna macchina; tra la gente accorsa cerano due medici che hanno preso la situazione in mano; in tempi brevissimi sono intervenuti i vigili che hanno provveduto subito a segnalare e a far aggiustare le buche che poi si sono rivelate essere tre (Pattuglia 412, zona 4); è arrivata subito lambulanza con giovani volontari bravissimi e poi non dite che i giovani fanno tutti schifo (Marco, grazie); al Policlinico, dopo essere stata sottoposta a un happy tour di visite, lastre e controlli, sono stata dimessa come «vivente da ricontrollare» insieme a una ragazza anche lei disastrata per via di un diabolico mix di buche e rotaie. Per quel che mi riguarda, a parte due denti rotti, un taglio al labbro, il mento e uno zigomo di un intenso color Blu-Cina piuttosto chic, pare che riuscirò ancora a mangiare e a parlare (per la gioia di parenti e amici). Anche se nei prossimi giorni mi aspettano una serie di visite e controlli maxillo-facciali. Morale? Vi prego, chi di dovere, fate qualcosa per noi milanesi che amiamo andare in bici.
«Io ciclista sfigurata per colpa di una buca
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