Io, costretto a vederlo almeno farò audience

Non ho mai odiato il direttore come ieri. Il sadico mi ha costretto a guardare tutto il giorno RaiUtile, il canale in onda sulle piattaforme satellitari, sul digitale terrestre e su internet, «nato per rispondere ai bisogni dei cittadini».
Non l’avesse mai fatto. Certo, se il suo scopo era quello di aumentare gli ascolti di RaiUtile, Mario Giordano l’ha raggiunto in pieno. La mia giornata davanti alla televisione, infatti, ha sicuramente contribuito al successo giornaliero del canale Rai. Questa mattina, quando verranno comunicati i dati Auditel, correrò ansioso a leggermeli. Quelli di mercoledì parlavano chiaro: 0,00 per cento di share dalle 7 alle 8,59 del mattino; 0,00 per cento dalle 9 alle 11,59; 0,00 per cento dalle 12 alle 14,59; 0,00 dalle 15 alle 17,59; 0,00 per cento dalle 18 alle 20,29; 0,00 per cento dalle 20,30 alle 22,29 e 0,00 per cento dalle 22,30 alle 2 di notte. Quando si dice un palinsesto gradito allo stesso modo a tutte le ore del giorno.
L’uniformità, peraltro, è garantita anche dagli altri valori rilevati dall’Auditel: sempre zero il livello degli ascolti medi; 0,00 per cento a tutte le ore l’indice di penetrazione, che non è una roba da film hard, ma un dato interessantissimo per gli investitori pubblicitari; zero minuti e 00 secondi in ogni fascia oraria il livello di stazionamento degli spettatori davanti al video; 0,00 per cento a qualsiasi ora la percentuale di permanenza davanti allo schermo. Per un totale di 42mila contatti in un giorno, cioè il dato di chi capita anche solo un secondo su RaiUtile facendo zapping, compresi coloro che usano il telecomando come Lewis Hamilton il pulsante del cambio automatico. Quelli, per intenderci, che lo schiacciano per sbaglio.
Certo, si parla solo degli ascolti di mercoledì. E potrebbe essere demagogico e qualunquista trasformare un giorno qualunque in una cartina di tornasole dell’andamento di un’intera rete. Meglio, molto meglio, occuparsi degli ascolti medi di un mese: a settembre, ad esempio, sono stati 737 in media al giorno. In ottobre, se Mario Giordano continua nella sua imitazione sadica di Charlotte Rampling nel Portiere di notte, saranno 738, me compreso.
Eppure, per onestà intellettuale, occorre riconoscere che RaiUtile non è certo quanto di peggio ci sia in Rai: va molto meglio negli ascolti di Rai Edu 1 e di Rai Edu 2; costa cifre (quattro milioni di euro di budget) che sono la radice quadrata di quelle di RaiNews24 e non ha pletore di dipendenti: oltre al direttore di area cattolica e a una produttrice, l’organico è di una quarantina di persone, tutte con contratti a tempo determinato. E, almeno per loro, RaiUtile giustifica il suo nome.
Non basta? RaiUtile non è completamente sbilanciato a sinistra, quasi un’oasi in Rai. Anzi, a stare a spaccare il capello - visto che è il canale che dovrebbe costituire una sorta di «prova tecnica di trasmissione» per il digitale terrestre, per finanziare il quale è stato addirittura disposto un aumento ad hoc per il canone (sic, tutto vero!) - potrebbe a buon diritto andare a bussare a quattrini alla direzione generale di viale Mazzini.
Però, c’è un però. E, forse, è il segreto degli ascolti. Ieri, ad esempio, nelle sei ore di trasmissione (replicate «a rullo» per quattro volte al giorno), il livello delle discussioni era soporifero: un dibattito sui «bamboccioni» e sull’imperdibile libro Generazione tuareg; rubrica sulla guardia costiera; altro dibattito su sistema pensionistico retributivo e contributivo. E fin qui, possono anche essere temi interessanti. Il tutto, però, crolla al momento dei fatti della giornata, da De Magistris alla pena di morte in Usa, con tanto di giornalista portoghese a commentare il tutto. Il ritmo, ovviamente, era quello del fado. E la tecnica televisiva di RaiUtile faceva passare il programma più soporifero della storia della tivù, cioè Il fatto di Enzo Biagi, cioè telecamera fissa sul tizio che parla, per una specie di film di Lars Von Trier.
Su RaiUtile non mancano gli spot autopromozionali.

Ce n’è uno su un programma politico, «a bassa voce e senza urla», pensato - testuale - «per avvicinare la casta al popolo». Magari poi, non proprio al popolo. Ma ai 737 telespettatori del giorno medio di settembre, sì.
Massimiliano Lussana

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica