Cultura e Spettacoli

«Io, emarginato cronico Non farò più regali alla Rai»

Esce il triplo cd Renatissimo con tre brani inediti. «Trascurata l’idea di Tutti gli zeri del mondo. La mia carriera? I miei testi sono sempre attuali. La gente torni in piazza a protestare»

Paolo Giordano

da Milano

Bentornato Renato Zero, lei esagera sempre: stavolta pubblica addirittura un triplo ciddì con i suoi brani più famosi. E poi il titolo: Renatissimo.
«L’ho scelto per ironia: mi sono ricordato di quando mi chiamavano Renatino e pesavo quarantatré, quarantacinque chili. Ma era il ’73, tanto tempo fa».
Nei trentatré brani di Renatissimo ci sono anche tre inediti e uno si intitola addirittura Sono innocente.
«Per me quella frase è una forma di preservazione. Sin dai tempi del Piper ho visto amici distruggersi con gli acidi e con altre droghe. Ho visto la dissipazione di gente in doppio petto che è crollata, demolita dal vizio. Mi ritengo innocente perché io ce l’ho fatta a salvarmi».
È un merito. Ma, detto così, sembra quasi una giustificazione.
«Sono sempre stato umile, non ho mai dimenticato gli insegnamenti di mio padre poliziotto e dei tanti preti della mia famiglia».
Avvolgente come al solito, Renato Zero si racconta a modo suo, infilando schegge di ricordi in discorsi pacati, rotondi, vogliosi di sconfinare qui e là nell’attualità. Che ormai sia un’icona, lo sa anche lui: gli basta scendere per strada e toccare con mano l’affetto della gente. Ma che sia sempre più attuale, lo dimostrano anche i testi di questi brani - da Il carrozzone a Voyeur - che magari hanno decenni di vita eppure sembrano nati ieri.
Ad esempio Viva la Rai: «Quante battaglie nei corridoi...».
«Per fortuna ho sempre subito un’emarginazione cronica che mi ha sempre fruttato tanto. Insomma ho fatto ditta da solo, senza aver bisogno di aiuti e facendo fronte al cosiddetto “rischio impresa”. Così la voglia non si spegne, si evita di diventare semplici travet, impiegati della vita».
Ma alcuni suoi colleghi, come Morandi, hanno il programma quasi garantito.
«Io ho offerto alla Rai l’idea di Tutti gli Zeri del mondo, che era un ottimo modo di produrre contaminazioni con tante realtà, specialmente quelle dei giovani. Ma anche in quel caso non ho avuto riscontri».
Quindi?
«D’ora innanzi mi guarderò bene dal far loro altri regali».
Come dice la canzone: «Dipende dal funzionario Rai».
Io non ho mai avuto tessere e quindi sono sempre stato al di sopra delle parti. Certo, mi arrabbio quando vedo davanti a me cose evidenti e inaccettabili».
Ad esempio?
«L’inoperosità. Qui si parla tanto di evasione fiscale, ma pochi si preoccupano di chi non fa in tempo a prendere la busta paga che la trova già sguarnita per le tasse o quant’altro. Ma sono argomenti che ho sempre trattato nei miei brani».
Allora?
«Mi piacerebbe che la gente tornasse in piazza senza bandiere, ma solo per far sentire la sua legittima voce. Noi della classe 1950 a suo tempo lo abbiamo fatto e ne siamo soddisfatti. Ora tocca a voi».
Brutti anni, però, quelli. E ora a creare tensione c’è anche la religione.
«Nessuno può dubitare della mia fede. Però in questi anni mi sembra di essere alle Olimpiadi della religione: io sono più conservatore, io faccio più miracoli e via dicendo. Ma per me sono cose in secondo piano. Io preferirei che si parlasse di meno e si facesse di più.

Magari in silenzio».

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