Da cubista in discoteca a operaia della Santa Famiglia di Nazareth. Le vie del Signore sono infinite e lilluminazione divina può arrivare anche schiacciando linterruttore dei faretti psichedelici di una pista da ballo.
Suor Anna Nobili, 38 anni, non rinnega il suo passato di ragazza-immagine per locali notturni. Anzi, lo benedice. È stato infatti proprio grazie alle performance in costumi succinti che Anna ha trovato la forza di indossare gli abiti della missionaria. Quindici anni fa Anna non passava inosservata: minigonna, bustino super strizzato e tacchi a spillo; per vederla dimenarsi sul cubo, si faceva la fila. Ma sotto quel sexy costume di scena, già batteva il palpito delle fede.
«Allora avevo 23 anni, mi divertivo e ragionavo come una ragazza della mia età - ha raccontato suor Anna ai 300 giovani intervenuti domenica scorsa a Pescara in occasione della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni -. Poi ho conosciuto qualcuno ben più importante di un dj: Gesù, e non lho più abbandonato».
Ma anche oggi che diffonde la parola di Dio nella comunità di Palestrina, suor Anna continua ad avere la musica nel sangue. Lo dimostra senza timori e con la grazia che le viene dalla sua missione damore; i ragazzi corsi ad ascoltare la testimonianza di questa ex strip dancer diventata donna di religione, sono incantati: suor Anna indossa una tonaca rossa impreziosita da fiori bianchi e fucsia; la melodia lavvolge e lei sul palco comincia a muoversi con la tecnica di chi ha studiato danza per anni. Abbraccia il crocefisso, lo bacia, i capelli lunghi che le scendono sulle spalle si agitano al ritmo di suoni celestiali. I giorni degli eccessi in discoteca sono ormai ricordi sbiaditi: «Tutto cambiò durante un incontro di preghiera al quale mi portò mia madre - ricorda suor Anna -. Capii che il mondo dellapparire è un mondo vacuo e che i valori per i quali impegnarsi sono altri».
È la storia di una conversione che suor Anna, già in passato, ha raccontato dalle colonne di Avvenire in occasione del pellegrinaggio dei giovani europei a Santiago de Compostela: «Una testimonianza di fede e di vita per dimostrare che anche larte può essere un veicolo di conversione».
Un concetto ribadito anche domenica a Pescara: «Voglio diffondere la mia conversione attraverso il ballo e la musica, perché si può parlare di fede ai giovani solo usando un linguaggio che conoscono bene. Spiegando in questo modo la mia storia, voglio far comprendere che lincontro con Gesù è possibile per tutti, in ogni momento».
Il ricordo di quando era ventenne è sbiadito nelle immagini ma nitido nellessenza: «Cercavo di colmare il vuoto che sentivo dentro "drogandomi" con la musica in discoteca, intessendo relazioni ambigue e facendo uso strumentale della mia sessualità».
Poi la grande svolta: «Gesù lho incontrato per caso: mia madre aveva fatto pregare tutta la parrocchia per me e così qualcuno mi invitò a un ritiro spirituale. Da quellesperienza ho cominciato ad aprire gli occhi e ho visto che i ragazzi che mi guardavano ballare "mi rubavano"». «Mi rubavano», usa proprio questa immagine suor Anna.
«Andavo a messa e mi ritrovavo a piangere e poi andavo in discoteca e dicevo di aver incontrato Gesù; "Roba da matti", commentavano gli amici e le colleghe cubiste mi prendevano in giro. Quando ho deciso di entrare fra le suore operai della Santa Famiglia di Nazareth ho ricominciato a danzare».
E a cantare: «La mia voce sale a te... ».
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