Alla fine ve ne siete andati via.
«Guardi, se ne sono andati via quasi tutti. La maggioranza dei delegati compresi gli amministratori pubblici votati dai cittadini. Almeno dopo la mia relazione fatta alle 11, un'ora dopo l'inizio del congresso. Era assurdo rimanere. Bisogna aspettare cosa si decide a livello nazionale».
Fuori dal partito anche.
«No, ci mancherebbe. Rimaniamo tutti nell'Udc, ma costituiremo quanto prima un comitato organizzativo regionale rappresentativo della vera realtà delle province liguri».
Ma il nuovo segretario regionale vi vuole parlare subito.
«Il fatto che ci vuole parlare non ha senso. Così come non ha senso riaprire il dibattito a livello ligure. Però ha valore il consenso degli elettori e non le tessere che sono telecomandate e pagate. E se hanno rinunciato al voto tutti gli eletti dal popolo a incarichi di amministrazione qualcosa vorrà pur significare».
La maggioranza chi ce l'ha? Lei o loro?
«I numeri dei congressi provinciali parlano chiaro. Non è vero che alcuni dei nostri siano confluiti nella lista di Calcagno e Cattozzo. La sua elezione è stata una forzatura. Lo avranno applaudito un terzo dei delegati. Gli altri se ne erano andati via».
E nel frattempo che farete?
«Lavoreremo sui progetti politici. Non è questione di nomi, Cesa, Casini o altri. Siamo per attendere le decisioni del partito, ma anche quelle degli altri alleati e per realizzare il terzo polo. Non ho padroni e quello che conta sono i programmi. Il congresso regionale è superato. È servito soltanto a dividere gli amici».
Giovanardi va con Berlusconi e voi?
«È una sua scelta, che noi non condividiamo. Siamo andati a Subbiaco al dibattito nazionale.
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