Politica

«Io, praticante, sono per la vita e vado a votare»

Marianna Bartoccelli

da Roma
Andrà a votare e segnerà tre sì, contrariamente alla maggioranza del suo partito, Italo Bocchino, coordinatore organizzativo di An, uno dei pochi che si è schierato accanto al suo segretario nazionale. Astro emergente della destra che fa riferimento a Pinuccio Tatarella, editore dell’Indipendente e del Roma, sconfitto con onore alle ultime Regionali in Campania, Bocchino si dichiara cattolico, referendario e sui quattro quesiti segnerà tre sì e un no.
Lei è l’altra faccia di An?
«Beh, forse. Nel mio partito sono tutti astensionisti, ma io da cattolico sono per la vita e la famiglia, e quindi vado a votare».
Sono le stesse motivazioni che portano gli antireferendari...
«Io ho votato convinto per la legge 40, oggi vado a votare perché sono certo che sia giusto migliorarla. Voto sì per il primo quesito perché non ha senso buttare via centinaia e centinaia di embrioni rimasti orfani per vari motivi, e credo sia più giusto utilizzarli per la ricerca. Voto sì per il secondo quesito che limita la produzione degli embrioni perché rischiamo di star fuori dai parametri internazionali e spingere le coppie più agiate all’estero. Sono convinto del terzo sì, sull’analisi preimpianto, perché la vita comincia con il concepimento nella fecondazione naturale, nel caso della fecondazione medicalmente assistita comincia con il trasferimento nell’utero, quindi...».
Perché il quarto no?
«I primi tre sì sono per la vita, il quarto è un no per la famiglia. Per il tentativo di fare un figlio ad ogni costo si rischia di dargli tre genitori. In caso di separazione la donna diventa l’unica che può avanzare diritti... Insomma troppi problemi».
Lei si dichiara cattolico, non pensa di dovere ascoltare «l’illuminazione» dei vescovi condivisa dal Papa?
«Io sono cattolico, pensi che nella mia famiglia ci sono state ben 4 monache. Il Papa fa il suo dovere. La Chiesa con il tempo cambierà idea. Come è successo con il parto cesareo e con tante altre innovazioni. La Chiesa per suo compito deve porre dei limiti. Ma il legislatore deve essere laico...».
Il suo collega di partito, Riccardo Pedrizzi, sostiene che su questi temi dentro An non ci deve essere libertà di coscienza...
«Ma no! Il mio collega è uno che è contrario pure al trapianto della mano. È un integralista convinto...».
Verrà raggiunto il quorum?
«È difficile. C’è uno zoccolo duro di astensioni ad ogni referendum che si somma all’impegno della Chiesa e il conto è bello e fatto».
Che iniziative sta facendo pro-referendum?
«Non molte. I compagni per il sì non sono tra i migliori. Mi riferisco ai comunisti.

Con i radicali il discorso è diverso, ma non mi è capitato di fare qualcosa con loro».

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