«Io, sindaco, dico sì ai militari»

Vignali: «In tutto il Nord mancano 20mila agenti e il governo Prodi ha apportato tagli alla sicurezza per un miliardo di euro»

Pietro Vignali, sindaco di Parma e promotore della Carta della sicurezza nelle città del Nord, è d’accordo con il suo collega torinese Sergio Chiamparino che l’uso dell’esercito ci trascina verso una deriva sudamericana?
«Il richiamo all’America Latina mi sembra un po’ esagerato. È chiaro che le forze armate vanno impiegate in un contesto particolare, di emergenza. L’esercito è stato schierato nel ’92 in Sicilia, e a fine Anni ’90 anche a Napoli, quindi in situazioni eccezionali. Gridare allo scandalo non mi pare proprio il caso, neppure evocare Bogotà e il Sud America dei terroristi come ha fatto Chiamparino».
Siamo in un'emergenza paragonabile agli omicidi mafiosi di Falcone e Borsellino?
«Questo provvedimento riguarderebbe le città metropolitane, non i capoluoghi medi come il mio e quelli che hanno sottoscritto la Carta di Parma, dove il problema è soprattutto il mancato potenziamento delle forze di polizia ordinarie. A Parma l’organico dei vigili è fermo al 1991; in tutto il Nord mancano 20mila agenti e il governo Prodi ha apportato tagli alla sicurezza per un miliardo di euro. Più risorse, più uomini e più tecnologie sono senz’altro necessari. Se nelle città metropolitane si ritiene di dover impiegare l’esercito, non spetta a me dirlo perché non conosco a fondo quelle situazioni. Certo che il controllo del territorio ci vuole».
Voi sindaci denunciate che a poco a poco i problemi delle metropoli si stanno estendendo anche alle vostre città...
«Sicuro. C’è un’illegalità diffusa, microcriminalità, casi di deturpamento e degrado urbano, clandestinità fuori controllo: fenomeni che rovinano città dove c’è sempre stata un’altissima qualità della vita, creando una preoccupazione forse anche maggiore rispetto alle metropoli perché per i nostri abitanti questi sono fenomeni nuovi».
Non c’è il rischio che l’esercito alimenti la paura della gente indifesa?
«Io credo che i cittadini abbiano bisogno da subito di vedere che lo Stato è presente. In attesa di un intervento più complessivo sulla sicurezza, di provvedimenti che rafforzino uomini e mezzi, ben venga nell’immediato anche l’uso dell’esercito. Un massiccio uso di forze di sicurezza sul territorio può essere anche un bel deterrente contro reati come gli scippi, i furti e le rapine che si stanno moltiplicando soprattutto a danno di persone anziane».
Nel vertice di lunedì a Parma tra 21 sindaci del Nord e il ministro Maroni non si è parlato delle forze armate.
«No. Si è parlato di maggiori risorse, di ripristinare il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, di rivedere la legge sulla polizia municipale in modo da poterla dotare di strumenti di autodifesa, di dare più potere ai sindaci per alcune situazioni come l’accattonaggio, l’occupazione abusiva di suolo o immobili pubblici. Le soluzioni ci sono, le abbiamo elencate al ministro. Occorrono le risorse economiche che Maroni ha promesso con la Finanziaria. E c'è un tema ancora più importante, secondo me, che non l’uso dell'esercito».
Quale?
«La certezza della pena. Le forze dell’ordine fanno già oggi un grande lavoro, i delinquenti li prendono, però il giorno dopo questi signori sono fuori dalle celle e di nuovo all’opera.

Invece dovrebbero stare dentro. Se manca la certezza che scontino l’intera pena tutto diventa inutile».
Però su questo voi sindaci non potete intervenire.
«No, qui deve agire il governo, ma mi risulta che ci stanno ragionando».

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