Politica

«Io, sottosegretario Pdl in corsa contro il Pdl»

Onorevole Gianfranco Miccichè, cambia bandiera? Lei, sottosegretario del governo Berlusconi, corre con la sinistra contro il Pdl?
«Assolutamente no».
Scusi, ma lei, a Termini Imerese (Palermo) non è assessore designato in una giunta di centrosinistra?
«Ma no, è una bufala».
Non è lei il Gianfranco Miccichè indicato come assessore da Salvatore Burrafato, l’avversario del candidato Pdl, il senatore Antonio Battaglia?
«Sono io, ma non è una giunta di sinistra. Burrafato è uscito da tempo dal Pd, io lo avevo proposto come candidato del Pdl».
Ma il candidato Pdl a Termini è Battaglia e lei si schiera proprio con il suo sfidante...
«È una candidatura che io non condivido».
E dunque si mette contro il suo stesso partito?
«No, il mio è un candidato di centrodestra, io ho chiesto al partito di avere anche il simbolo per lui. Ma si è ritenuto di non accontentarmi. Il partito sapeva, Verdini era a conoscenza da tempo del fatto che io ero indicato come assessore in questa coalizione, è il motivo per cui avevo chiesto il simbolo. E poi quale centrosinistra? Una sola lista civica su sei, tutte di centrodestra, tra cui l’Mpa. Di qui a dire che io sono un assessore indicato da una giunta di sinistra ce ne corre».
Qualche deputato siciliano del Pdl si è detto incredulo...
«Minchiate... Le agenzie, su preciso suggerimento di qualcuno, hanno fatto una ricostruzione tesa ad accreditare che io stia col centrosinistra».
E che cosa è correre contro il candidato del centrodestra?
«Altri, come il coordinatore siciliano del Pdl Castiglione, sono stati in un governo di centrosinistra, con Cuffaro. Io mai. Io non voglio cambiare partito, voglio cambiare il partito in Sicilia. Ci sono prepotenze non più sopportabili».
Lei è stato tra i fondatori di Forza Italia in Sicilia, nel 2001 ha realizzato lo storico 61 a 0 e ora si presenta contro il candidato del Pdl. Perché questa guerra interna?
«Il perché va chiesto ad altri, non a me. Io sono uno che dopo il 61 a 0, quando Berlusconi mi telefonò alle sette meno dieci del mattino dicendomi: “Allora, Gianfranco, quali ministeri mi lasci liberi?”, intendendo quale ministero vuoi, risposi che io non volevo essere ministro, proposi altri. Io ho avuto equilibrio e generosità, non tutti sono capaci di operare in questo senso. Mai, da coordinatore di Forza Italia in Sicilia, io ho puntato all’eliminazione di altri come adesso si sta facendo con me. Ma la politica è così. Per sopportare il peso della riconoscenza ci vogliono spalle forti».
È chiaro che tra lei e il nuovo coordinatore siciliano del Pdl Giuseppe Castiglione è in atto uno scontro durissimo.
«Indubbiamente c’è una situazione molto pesante all’interno del centrodestra in Sicilia. E non da adesso. Io ho fatto di tutto per evitarlo. L’ho fatto anche cercando di arrivare ad un accordo per il nuovo coordinatore. Ma avevo chiesto delle garanzie minime, che sono state rifiutate. In occasione di queste amministrative il “buongiorno” di Castiglione è stato riconfermare tutti gli uscenti, tranne quelli che facevano capo a me, a Miccichè. Non sono state rispettate le regole».
Anche sul presidente della Regione Raffaele Lombardo siete divisi. I vertici regionali del Pdl più di una volta lo hanno attaccato, lei lo difende...
«Io non difendo Lombardo. Ma ricordo a chi adesso lo attacca che hanno rinunciato alla presidenza a Forza Italia per lui. C’erano altri candidati, c’ero io, Stefania Prestigiacomo. Lombardo sta sbagliando a candidarsi alle Europee con Storace. Ma attaccarlo senza basi concrete significa rafforzarlo, la guerra che fanno a me porta alla crescita di Lombardo».
Non crede che questa guerra alla vigilia del voto possa danneggiare il Pdl?
«Per fortuna in Sicilia la sinistra non esiste, manca l’avversario vero. Certo, è un momento di confusione, e ho la preoccupazione politica che alcuni atteggiamenti personalistici possano portare problemi».
Ha parlato con il presidente Berlusconi di questi problemi?
«Sì, molto spesso. Quello che tengo più di tutto a sottolineare è che non sono affatto designato in una giunta di centrosinistra come si è voluto far credere».
Chi ce l’ha con lei?
«Il livello istituzionale dei miei competitors è molto forte. Ma quel livello, dovrebbero ricordarlo, non l’hanno guadagnato per concorso ma per la generosità del presidente Berlusconi».
Non si sta ponendo fuori dal partito?
«Molti sarebbero felici se me ne andassi.

Ma è una soddisfazione che non gli darò, se non mi vogliono devono abbattermi».

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